L'Italia è quel Paese nel quale le disgrazie e gli eventi negativi paiono non insegnare mai nulla. L'Italia è quel Paese nel quale c'è una cronica mancanza di onestà intellettuale che fa sì che quasi nessuno sia pronto ad assumersi le responsabilità di quanto fatto o non fatto. Parole, liti, urla: giorni e settimane passate a proporre interrogazioni parlamentari su una partita di calcio, mentre la gente muore di fame, i giovani invecchiano alla ricerca di un lavoro, i sindacati difendono gli interessi delle loro poltrone, le tasse aumentano e molti, tra i politici, ingrassano.

All'interno di questo quadretto non proprio degno di un Monet, anche la natura ci ha ormai preso gusto a farsi beffe di anni di incuria e cattiva gestione del territorio e delle risorse. Dopo l'ennesima tragedia che ha colpito Genova, città plurimartoriata negli ultimi anni da alluvioni e morte, viene spontanea una domanda: chi pagherà per tutto questo? E sì, perché è ora che qualcuno si assuma le proprie responsabilità. E sia ben chiaro: qui non si chiede di prevenire ed evitare l'imponderabile: qui si chiede solamente di fare ciò che buon senso e logica richiederebbero al fine di evitare o ridurre sensibilmente la drammaticità di certi eventi. Genova è solo l'ultimo esempio, in ordine temporale, delle criticità che affliggono il nostro Paese: dopo quanto sta accadendo in questi giorni, assisteremo a giorni (mesi) di ping pong di rimbalzo delle responsabilità, di buoni propositi, di "rimbocchiamoci le maniche ed agite", etc, etc.

Alla fine, come sempre, nulla cambierà e nulla sarà fatto. E, alla prossima tragedia, saremo nuovamente qui a piangere altri morti, a blaterare parole di circostanza e via dicendo. E' ora di dire basta e di voltare decisamente pagina, attribuendo responsabilità (e quindi sanzioni) ben precise: chi sbaglia paga. E' così nella vita del comune mortale: deve essere così anche e soprattutto per chi fa parte di un mondo privilegiato.

Perché se prendere decisioni è difficile, molto meno difficile deve essere incassare l'assegno che il politico riceve ogni mese. Non si può sempre e solo fare affidamento sulla solidarietà: è ora di dire "stop". E' giunto il momento di farla finita con l'amministrazione della cosa pubblica da parte di gente incompetente. Chi non merita e non è in grado di ricoprire ruoli così importanti all'interno del governo di un Paese, deve essere rimandato a casa. Già, perché in ogni caso, queste persone, una casa ce l'hanno. Provate ad andarlo a dire a quella povera gente cui l'alluvione ha portato via tutto....