Un vecchio imprenditore di successo della provincia italiana diceva sempre che, se avesse dato retta ai ragionieri, non sarebbe mai arrivato dove era arrivato. Perché, aggiungeva, i ragionieri devono fare i conti, ma le scelte definitive deve farle chi ha una idea precisa dei suoi obbiettivi, per raggiungere i quali è disposto a rischiare. Lo stesso criterio dovrebbe valere anche per il Paese. Invece i ragionieri dello Stato, insieme agli agenti del fisco, stanno mortificando da troppo tempo la vitalità degli italiani, non soltanto con la loro rapacità ma anche, e soprattutto, con le inutili e mutevoli complicazioni relative agli adempimenti dei contribuenti, come se fossero loro a fare la politica nel nostro Paese.
E gli adoratori del decimale o del cavillo non considerano mai il cosiddetto Statuto del contribuente, ma neppure tengono conto del fatto che, secondo la normativa sulla semplificazione amministrativa (l.n.241/1990), nessuna amministrazione pubblica dovrebbe richiedere al cittadino atti e documenti già in possesso suo o di altra pubblica amministrazione. Mentre il fisco, che oggi ha a sua disposizione tutte le banche dati esistenti, continua minacciosamente a chiedere i dati a noi.
Ma ciò che è più triste è il fatto che, sull'altare di astrattissimi vincoli di bilancio, legati spesso a conti che neppure i superperiti ragionieri dello Stato sono in grado di elaborare correttamente e che, anzi, risultano regolarmente sbagliati, quando si tirano le somme reali, sono capaci di immolare anche le più timide istanze della politica verso il cambiamento.
Guardiamo ad esempio l'anticipo del TFR. Certamente nessuna tassa sarebbe stata incassata prima del pagamento, se questo fosse stato effettuato all'atto della risoluzione del rapporto di lavoro, mentre era già stabilita l'applicazione della tassazione separata, da ricalcolare al momento della liquidazione finale, sulle anticipazioni già previste dalla legge.
E ora che hanno fatto malignamente costoro in relazione alla anticipazione del nuovo provvedimento governativo? Invece di prevedere intelligentemente una erogazione in sospensione di imposta o anche semplicemente il mantenimento delle vecchie regole sulle anticipazioni, bulimicamente hanno previsto che essa sia assoggettata a tassazione ordinaria, riducendo il vantaggio dell'operazione e facendoci sentire, ancora una volta, più servi e più sciocchi che mai. Non è possibile che siano i ragionieri a guidare questo Paese: bisogna che la politica se ne renda conto, finalmente.