Le immagini le abbiamo tutti davanti agli occhi, in queste ore, da ieri sette gennaio: le trasmette e ritrasmette qualsiasi tv, sono "ovviamente" tra le più cliccate sul web. Chi non le ha ancora viste ne ha sentito parlare, perché ieri, ancora una volta, è andato in onda l'orrore in diretta mondiale. Tre terroristi armati di AK-47 ( gli "esperti" ci spiegheranno più tardi quanto è facile procurarsi queste armi in rete ), col volto incappucciato, avanzano tranquillamente tra le strade di Parigi, prima sbagliano indirizzo poi, scusate il tragico gioco di parole, "correggono il tiro" e raggiungono la sede del giornale satirico "Charlie Hebdo", famoso, tra le altre cose, per le feroci vignette contro Maometto e l'integralismo islamico.
I tre avanzano in modo para - militare, una volta in redazione chiedono i nomi alle persone prima di ammazzarle una dopo l'altra. Muoiono in dodici, altri restano gravemente feriti, altri ancora riescono miracolosamente a fuggire sui tetti, sia della redazione sia dei palazzi vicini. E proprio dai tetti qualcuno filma la fuga dei terroristi, uno dei quali è immortalato mentre, dopo aver sparato ad un poliziotto che resta a terra, gli si riavvicina per dargli il corpo di grazia. Poi, come se niente fosse, torna all'auto in attesa insieme al suo compagno, raccoglie una scarpa da terra e fugge via. In un altro filmato si vedono gli stessi terroristi sparare in aria e si sentono distintamente gridare "Allah ahkbar", "Allah è grande".
L'impatto mediatico mondiale è enorme, durerà giorni, settimane, forse mesi.
Il fim "Arancia Meccanica" e Charlie Hebdo - Nel millenovecentosettantuno, quando uscì il visionario "Arancia meccanica" di Stanley Kubrick, a sua volta ispirato al romanzo distopico (per "distopia" , recita la "Treccani", si intende un modello generalmente politico irrealizzabile, corrispettivo negativo dell'utopia ) di Anthony Burgess, molti gridarono allo scandalo, molti altri al capolavoro.
Nel film, il violentissimo capo dei "drughi", interpretato da Malcolm McDowell, una volta catturato è sottoposto ad un "trattamento" consistente nell'obbligarlo ad assistere a scene orrende, arrivando per questo a bloccargli le palpebre con degli strani attrezzi.
Oggi, gennaio duemilaquindici, non c'è bisogno di tale costrizione: l'orrore, come detto, c'è servito a colazione, pranzo e cena e se lo perdiamo ci sono le edizioni delle news ventiquattr'ore su ventiquattro o, ancora una volta "naturalmente", internet.
Poi c'è la tecnologia a disposizione di tanti: così è difficilissimo che qualcosa di così "grande" ( a livello di notizia ) sfugga alle migliaia di cellulari, smartphone o altri dispositivi dotati di videocamera presenti ovunque. Questo richiama alla mente anche un altro romanzo, "1984" di Orwell, con una significativa variante: ognuno di noi è il "Grande Fratello".
Sulle implicazioni politiche, religiose, sociali, economiche di questo nuovo atto della Terza Guerra Mondiale in corso, pronunciarsi è difficile. Certo è che atti simili non giovano per niente al già complicatissimo, timido dialogo interreligioso che da più parti si sta tentando, mentre la tentazione di rispondere con violenza ancora più dura a questa barbarie è forte, per la gioia neanche troppo malcelata delle destre europee, a cominciare da quella francese.
La speranza è che non si prenda quella deriva e che gli appelli all' unità proclamati da tutti i politici all'ombra della Tour Eiffel siano ascoltati, ma la paura è che atti simili, se non peggiori, possano verificarsi ovunque. Come riportato da alcune fonti delle forze dell'ordine francesi, la domande ( non solo oltralpe ) non sono più "se" ma "quando" e "dove". Non diciamo più a noi stessi "non ce l'aspettavamo".