L'Inps ha recentemente registrato una forte crescita del lavoro part-time, che è un altro dei frutti avvelenati della crisi, e stima che in questo segmento di lavoro, non più irrilevante come prima, si annidi una cospicua evasione contributiva. E, chiaramente, data la diffusività del fenomeno è difficile pensare che esso possa essere contrastato efficacemente.
È ben noto quanto il part-time sia poco gradito ai lavoratori e alle lavoratrici italiani, diversamente da quanto avviene in giro per il mondo, nel quale questa tipologia di lavoro è particolarmente apprezzata dalle donne con famiglia e dai giovani che studiano, perché consente loro di conciliare le incombenze di cura e di studio con un piccolo lavoro che, comunque, apporta un qualche reddito.
Chiaramente ci sono tanti buoni motivi per questo basso gradimento nostrano, che si ritrovano nella carenza di supporti alle madri di famiglia, proprio in riferimento alle loro tradizionali funzioni di cura dei bimbi e degli anziani, come nella disattenzione delle famiglie verso una precoce educazione dei giovani al lavoro e alla economia domestica.
Quindi è evidente che la crescita del part-time non sia propriamente legata ad una scelta di diversa distribuzione del proprio tempo, tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, ma può ben essere il frutto di una costrizione o del bisogno. Quando, invece, oggi più che mai si vorrebbe tanto lavorare, o meglio ancora, si vorrebbe poter lavorare di più.
Così è assolutamente credibile la valutazione dell'INPS, che potrebbe anche essere considerata sottostimata, sull'evasione contributiva nell'ambito del part-time, perché le persone che si trovano nel bisogno non hanno nessuna difficoltà ad accettare che la remunerazione delle ore di lavoro prestate oltre quanto denunciato venga erogata, come si suole dire, fuori busta.
E questo avviene, solitamente, di comune accordo, tra lavoratore e datore di lavoro, perché tutti sono convinti che i costi del lavoro sono eccessivi. Allora, come si è detto da più parti, bisognerebbe provvedere in conseguenza, giacché quando una convinzione si generalizza - vox populi, vox Dei - è possibile che sia fondata e anche giusta.
Pertanto, in funzione della crisi, ma anche per dare maggior respiro al mercato del lavoro possibile, bisognerebbe finalmente procedere, in maniera decisa ed efficace, ad una riduzione dei costi del lavoro, anche se da queste riduzioni potranno derivare minori accantonamenti previdenziali. Infatti, la prima regola è sempre la solita: sopravvivere.