Non è questione di gufi. Il dato politico è netto: il Pd è un partito sempre più diviso al suo interno, con forze minoritarie sempre più agguerrite. Gli emendamenti di Fassina, Civati e Cuperlo al disegno di legge di Stabilità, dimostrano come i malumori all'interno del partito egemone nello scenario politico siano difficilmente componibili. Perchè in questo caso non si tratta di mancanza di disciplina nel partito, ma di mancanza di visioni condivise. Sembra ormai che la distanza tra le due anime del Pd sia incolmabile. Ma se tutto potrebbe apparire solo come una battaglia di posizioni politiche diverse e per certi aspetti contrarie, ecco che le divisioni dal piano politico si riperquotono su quello sociale. Il sindacato si ritrova diviso sullo sciopero generale del 12 dicembre. Annamaria Furlan, leader Cisl, non condivide le critiche espresse da Cgil e Uil al Jobs Act, che ritiene invece strumento utile per migliorare le condizioni dei lavoratori e del mercato del lavoro. La polarizzazione delle posizioni in un periodo di crisi economico non stupisce l'osservatore. Stupisce però il fatto che questa divergenza di politiche avvenga nel campo del centrosinistra italiano e non nel quadro politico generale.
L'assenza di un centrodestra in grado di far sentire la propria voce quantomeno sulle questioni economiche che lo hanno sempre visto battagliero, offre la possibilità alla Lega Nord di erodere elettorato a quella Forza Italia che si proponeva di rappresentare i liberali moderati. Con un'avvertenza da sottolineare. Sebbene il partito di Salvini superi di slancio il 10% nei sondaggi elettorali, la sua mancata presenza nel centro e nel sud del paese rischia di penalizzare non soltanto la Lega o il centrodestra, ma proprio il paese che mira a guidare. Il M5S rimane invece ai bordi della scena. Come un attore solitario che si compiace nel recitare il proprio monologo, così il movimento guidato da Beppe Grillo risulta inefficace nell'incidere sul piano politico nazionale. L'assenza di Grillo nella campagna elettorale per le regionali di Emilia Romagna e Calabria testimonia le difficoltà di un movimento che appare sempre più in affanno.