Francesco Storace, leader del partito politico La Destra, è stato condannato a 6 mesi per vilipendio al Capo dello Stato. Nel 2007 l'ex governatore del Lazio aveva definito "indegno" Giorgio Napolitano accorso in difesa di Rita Levi Montalcini, accusata da Storace di fare da "stampella" al governo Prodi. Storace ha commentato duramente: "Sono l'unico italiano condannato per questo reato, sarà contento Napolitano". Solidarietà è stata espressa tra gli altri da Gianfranco Fini e Giorgia Meloni.

La vicenda risale al 2007. Premier è Romano Prodi che al Senato può contare su una maggioranza risicata e spesso la stessa tiene grazie al voto dei senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica.

Storace, in quel momento membro del Parlamento all'opposizione, convoca l'8 ottobre 2007 una conferenza stampa nella quale spiega che La Destra sta consegnando delle stampelle ai senatori a vita. Rita Levi Montalcini, una dei destinatari, scrive a La Repubblica portando alla luce l'intera situazione. Giorgio Napolitano durante una cerimonia al Quirinale dichiara: "mancare di rispetto, tentare di intimidire la professoressa Rita Levi Montalcini, che ha fatto tanto onore all'Italia, è semplicemente indegno." Francesco Storace replica al Presidente della Repubblica giudicando "molto gravi per due ragioni" le parole di Napolitano. "La prima per le ragioni che riguardano la storia personale del Presidente della Repubblica che ancora deve farsi perdonare; la seconda per quelle che riguardano l'atteggiamento nepotistico delle istituzioni e per l'evidente faziosità istituzionale.

Napolitano difende chi lo vota contro chi non l'ho ha votato. Credo che sia Napolitano, viste le posizioni che ha assunto, a meritarsi la patente di indignità".

La sentenza del tribunale di Roma contribuisce a rilanciare il dibattito nei confronti della libertà di espressione e delle sanzioni ad essa relative. Il vilipendio consiste nel manifestare verbale disprezzo nei riguardi di determinati soggetti.

Nel 2006 con la riforma dei reati di opinione, le pene previste per la maggior parte dei reati di vilipendio furono sostituite da pene pecuniarie. Non così per l'art 278 del codice penale che tutela l'onore e il prestigio del Presidente della Repubblica. Infatti chiunque offende l'onore o il prestigio del Presidente della Repubblica, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. A Storace sono state riconosciute le attenuanti generiche per essersi recato dal "presidente per chiedere scusa", elemento che ha contribuito all'abbassamento di pena.