Si parlava di decine di migliaia di posti di lavoro per giovani tra i 15 e i 29 anni. Più di 100mila dicevano. Era la Garanzia Giovani, e quando è stata lanciata, nell'aprile 2013, con il finanziamento di 1,5 miliardi di euro, sembrava che le cose potessero veramente mettersi meglio per i ragazzi che ogni giorno si affacciano sul mondo del lavoro.

Motivati dalla pubblicità continua passata da internet e dalla televisione, molti hanno compilato la scheda d'iscrizione online. Al termine della procedura veniva assicurata una risposta dalla Regione di appartenenza entro 60 giorni, anche in caso di esito negativo.

Dopo appena quattro mesi le regioni si sono accorte che di quel miliardo e mezzo di euro non era rimasto quasi più niente.Il giornale online Linkiesta, in un articolo di giugno, aveva già denunciato il pericolo a cui tutta l'Italia andava incontro, ma non c'è stato nulla da fare. Le cose sono andate come sempre. Secondo le recenti statistiche, dei quasi 300mila iscritti al piano di Garanzia Giovani, solo 7.000 sono stati assunti, cioè 1 su 40. A 270mila ragazzi non è arrivata nemmeno una telefonata, come era stato promesso.

E questi giorni, quasi come se ci si voglia continuare a prendere in giro, è stato pubblicato un bando di concorso pubblico tutto particolare per il Servizio Civile Nazionale.

Saranno avviati al lavoro 5.790 giovani, assunti per 12 mesi con 433 euro mensili di retribuzione. Spunta però qualcosa di davvero insolito: il Servizio Civile, per il quale sono stati stanziati 29,5 milioni di euro, rientra nel piano europeo di Garanzia Giovani.

Ora, fino a qualche tempo fa Servizio Civile e il piano di Garanzia Giovani erano due cose ben diverse, anche perchè mentre il primo è un'opportunità che lo Stato garantisce da diversi anni, il secondo è un piano aggiunto, finanziato con fondi straordinari.

Ma, quasi a voler coprire il completo fallimento e la scomparsa dei fondi europei destinati all'avvio al lavoro dei più giovani, le due cose oggi vengono congiunte, unificate nella stessa melma.

Forse, imitando il gesto dei candidati alle facoltà universitarie a numero chiuso, bisognerebbe fare ricorso davanti alla legge per vedersi almeno riconosciuta la presa in giro delle istituzioni nei confronti dei ragazzi.