Ronin Shimizu è - o era - un ragazzino di dodici anni, residente a Los Angeles, e faceva parte - nella sua Scuola - della squadra di cheerleader, principalmente formata da femmine. Oggetto di insulti omofobi, il ragazzo non ha retto ai continui scherzi e si è tolto la vita. Si riapre il grave dibattito sulla problematica del bullismo, sulla violenza e sulle dichiarazioni omofobe, che spesso sfociano in drammatiche vicende di cronaca.

Inizia a subire bullismo per la sua passione troppo "femminile" secondo i compagni

Quando i ragazzini avevano iniziato a notare la sua passione, hanno iniziato a spintonarlo nei corridoi, insultarlo.

Sono arrivati anche a scrivere insulti omofobi sui muri. Lui non ha retto tutto questo, si è sentito da solo in una lotta più grande di lui e si è lasciato scivolare all'interno del corpo le offese come tagli e lacerazioni inguaribili, che il mondo esterno non poteva vedere. Tutto questo si riassume in una sola parola che tutti conosciamo bene: bullismo. Psicologico, verbale, fisico. Di ogni tipo. Bullismo sulla persona, violenza. Ronin è rimasto talmente tanto traumatizzato da pensare che la sua vita non valesse più la pena di continuare. Questo è gravissimo. È simbolo di una ideologia di odio che porta le persone a denigrare se stesse. Serviva qualcuno che gli desse coraggio e gli facesse capire che doveva volersi bene e farsi volere bene dai suoi amici, oltre che qualcuno che insegnasse come evitare il bullismo e che la violenza non rende "figo" nessuno.

I compagni rimangono allibiti: "Era così gentile, non so perché lo prendevano in giro"

Il portale Bitchyf.it riporta anche alcune dichiarazioni dei compagni di classe di Ronin. "Mi si è spezzato il cuore", "essere cheerleader era un suo diritto", "lo chiamavano femminuccia, ma lui è sempre andato fiero delle sue passioni", "sembrava che a lui non importasse delle offese".

Ed ecco l'altro problema delle discriminazioni: il far sembrare agli altri che non ci tocchino, credendo di poterle superare da soli. Mentre questo non è possibile, come tristemente ci dimostrano giornalmente notizie così drammatiche di cronaca che fanno vedere come, oltre alla propria forza, sia necessario avere un supporto esterno per superare il bullismo ed aiutare i bulli, che sono gli unici che qui meritavano di essere insultati per quello che facevano (denigrare un ragazzino a tal punto da spingerlo al suicidio).

Non si sapeva se il ragazzino era gay, chissà se gli omofobi giustificheranno con "Non si è trattato di un atto di omofobia" 

Questo caso verrà sicuramente commentato dalle Sentinelle in Piedi, movimento contro i principali diritti per le persone lgbt, a cui vorremmo ricordare una cosa: omofobia significa discriminare qualcuno in base al suo orientamento sessuale. Supposto o meno, aggiungerei. Che il ragazzino fosse gay o meno qui importa poco: siamo di fronte a un atto di violenza ideologica che in una società civile (stiamo parlando della California, mica del Terzo Mondo), deve essere severamente punito e portato all'attenzione di tutti come atto criminale. Noi, come redazione e come persone, credenti o meno, ci auguriamo che la famiglia e i suoi amici risolvano al meglio la situazione, che ha avuto come colpa quello di essere più sensibile dei suoi coetanei, che non si capisce come mai sia considerato un difetto da molti.