Nei giorni scorsi, abbiamo assistito ad una massiccia mobilitazione dei docenti di ogni ordine e grado e appartenenti a tutte le sigle sindacali e non, prendere una posizione piuttosto netta, nei confronti di quello che è stato definito il decreto legge per una "buona Scuola". La riflessione che si intende fare oggi, a mente fredda e passata la forza mass mediale dei giorni scorsi, riguarda due aspetti che ci sembrano fondamentali per riuscire a leggere il fenomeno che si è imposto sulle cronache nazionali ovvero sull'ipotesi e il concetto che si ha della buona scuola.

La prima cosa che ci pare utile comprendere è che idea si ha della scuola come buona: una scuola affinché possa considerarsi come tale, ovvero buona e dunque funzionale, non può scindersi da ciò che è il suo tessuto più interno, i docenti! Fare e tentare di approvare una legge che vorrebbe migliorare il funzionamento di una scuola, oggi, deve necessariamente passare dal dialogo con coloro che nella quotidianità, nel silenzio e a volte tra innumerevoli difficoltà, si portano sulle spalle tutta una serie di problemi non evidenziati in una legge che punta sulla forma piuttosto che sulla sostanza.

Ne territorio nazionale, in qualunque regione si vada ad indagare, vige un preoccupante malcontento generale che va, senza dubbio poi, a toccare l'aspetto del rendimento e dei risultati finali, scopo del fare ed essere docente.

Si è molto parlato del ruolo che andrebbero ad assumere i vari Dirigenti scolastici, o Presidi che dir si voglia, ma siamo sicuri che tra i punti messi in questo decreto per far funzionare la "buona scuola", questo sia uno valido?

Coloro che sono arrivati a questa idea sono mai stati docenti? O meglio, si sono mai trovati a vivere un rapporto di lavoro tra DS, Presidi e insegnati?

Se poi parliamo di meritocrazia, quale dovranno essere i criteri chiari per l'acquisizione del corpo dei docenti nelle scuole, senza cadere nel preferenzialismo o peggio ancora nella piaggeria? Siamo sicuri che solo una figura potrà essere in grado in modo limpido e scevro da qualsiasi influenza personale, diciamo preferenza a pelle, di scegliere i migliori docenti per il buon funzionamento della scuola di appartenenza?

Nel mondo della scuola, almeno quella che abbiamo potuto riscontrare nella realtà, le cose vanno da tutt'altra parte. Questa potrebbe essere una prima riflessione; la seconda siamo sicuri di conseguenza centralizzando molte o quasi tutte le forze decisionali nelle mani del DS ed abolendo le altre figure collegiali tutto funzionerà meglio? Come abolendo le graduatorie a tutti i livelli, sia esse nazionali o regionali, quali dovrebbero essere i criteri di scelta per il singolo docente? La simpatia, l'antipatia o il suo veritiero curriculum?

Questi punti di riflessione sono sicuramente detti a voce alta, ma certi di non essere ascoltati: le confidenze dei giorni scorsi giunte da più parti di chi  ogni giorno vive in concreto la vita della scuola, ci portano a capire che questo decreto della "buona scuola" alla fine renderà ancora più vuota una scuola che, a monte è già buona, ma nella veridicità ha bisogno di più considerazione, non solo quella di essere considerata una classe di lavoro che deve produrre senza prendere in considerazione la persona nella su integrità di vita.

Molte volte ho ascoltato docenti porsi questa domanda, che magari sarà banale, ma potrebbe far riflettere: Si è mai visto un Ministro della Pubblica Istruzione che sia stato nella sua vita un insegnante di qualsiasi ordine e  grado? Come può qualcuno che non vive questa condizione mettersi a sedere e decidere su quali possono essere le vie per migliorare lo stato della scuola?

Queste come altre domande forse non avranno mai risposte. La  "buona scuola" passa e diventa davvero tale, solo nel momento in cui il diritto non schiaccia la persona e non la rende schiava di un sistema fatto di preferenza non tenendo conto del suo reale contenuto. La verità è ben distante da quella che enfaticamente viene descritta: la scuola oggi si trova a non avere neanche l'essenziale su cui poter poggiare.

Vi sono realtà che si ha avuto modo di verificare dove, le scuole sono disagiate, per mancanza di fondi, di personale non docente, per mancanza anche delle minime necessità accessoriali (la carta igienica e il gesso, ad esempio) poi però si osanna una scuola digitalizzata e multimediale che vedrà, chissà quando, la sparizione del formato cartaceo di libri o registri di classe e dei docenti. Nella realtà molte scuole si armano di pazienza e alcuni dirigenti chiamano genitori volenterosi a tagliare l'erba del prato attorno alla scuola o a tinteggiare le pareti delle aule, per non dire quando da casa viene portata la carta igienica.

Riflessione conclusiva: per parlare di buona scuola non bisognerebbe perdere di vista la realtà, accertandosi prima che una cosa venga considerata buona, venga vissuta e ascoltata.

Grazie a quanti collaborano in silenzio per fare nella verità ogni giorno la scuola buona con la volontà e la solidarietà che nessuno vede e considera.