Pregare è principalmente un atto libero della volontà della persona che parte dal desiderio profondo di entrare in dialogo di comunione intima con Dio. Oggi vogliamo percorrere brevemente nella vita di una grande donna, la mistica spagnola Teresa d'Avila, il pensiero che sulla preghiera ci offre attraverso i suoi pensieri e la sua esperienza. S. Teresa nacque ad Avila, città della Vecchia Castiglia nel 1515, da genitori illustri per nobiltà d'animo e per virtù. Famiglia numerosa la sua composta da tre sorelle e nove fratelli che definisce tutti, eccetto lei, somiglianti ai genitori (così si legge nel suo libro della Vita al capitolo 1, 3 Edizioni OCD, Roma 1985).

Lasciando da parte l'aspetto biografico scendiamo subito nel dettaglio su cosa è la preghiera nel pensiero e nella vita di questa grande santa.

"La preghiera è necessaria perché è quella forza interiore che ci permette di rendere vivo il nostro rapporto con Dio e alimenta la nostra fede... Più si prega e più si desidera pregare, meno si prega e meno arde in noi il desiderio della preghiera" dirà un grande amico ed estimatore della preghiera carmelitana, Don Gabriele Amorth, Presidente degli Esorcisti europei. La preghiera è dunque "non un molto parlare ma un molto amare": primo punto della nostra riflessione. La preghiera è l'incontro personale con il Dio della vita che mi vuole incontrare, mi vuole amare nell'intimo e salvare.

Quindi possiamo definire la preghiera come la via che mi permette un incontro intimo con un Persona reale che è Cristo Signore, il Dio della mia gioia e culmine del cammino di ogni cristiano.

"Fargli compagnia": è il secondo punto della riflessione! La preghiera passa e si radica sul bisogno e il desiderio profondo dell'anima di incontro personale con qualcuno di cui so e sento fortemente presente e del quale voglio conoscere il suo amore per me là dove non lo avessi ancora fortemente sperimentato.

Nel suo significato primo, la preghiera è se un rapporto di amicizia con Dio che pian piano si trasformerà in un dialogo di comunione profonda con Lui; poi la preghiera troverà il suo vero significato e trasformandosi diventerà un bisogno di stare a fare un po' di compagnia a questo Dio che ora sento come amico. Non quindi una preghiera formale o devozionale ma preghiera quale forza e esigenza principale della mia stessa vita.

Non una preghiera elevata per timore o per dovere, ma una preghiera elevata per amore in un incontro profondo e vero con un Dio che è profondamente trascendente ma anche incredibilmente presente e vivo nella vita.

L'esperienza di questa mistica spagnola avrà diversi stadi e gradi: più il suo rapporto con il Dio della vita diventa intimo e profondo, più arderà in lei il desiderio di donare se stessa in una vita di totale realizzazione nella volontà del Padre. Questa amicizia che si crea nel dialogo nella preghiera affinché sia riconosciuta come vera, esige una continuità che porterà, per gradi, ad una stabilità interiore. Il principale organo attraverso cui passa e si esprime la preghiera è il cuore; tutti siamo resi capaci ad amare; allenarsi in questa forma di amore significa rendere vivo il rapporto con Dio che porterà al desiderio graduale di cercare la mia vera natura ovvero quella di riconoscermi in Lui.

Pregare dunque non come rifugio di anime fragili e insicure, ma quale elemento fondante per una vita che possa realizzare il suo senso pieno: riconoscersi quale creatura voluta e amata dal Dio che l'ha creata. Pregare è quindi amare non un dovere!!