Una tranquilla giornata di paura a Milano. In concomitanza con l'apertura degli stand Expo, il corteo contrario alla manifestazione ha presentato i soliti violenti, che hanno messo a ferro e fuoco un'intera città. Scontri e lanci di oggetti, macchine incendiate e guerriglia urbana: ma perché ogni volta succede questo? Qualche mese prima la Capitale fu deturpata dai tifosi olandesi arrivati a Roma per assistere ad un match calcistico, ora Milano subisce lo stesso trattamento, anche se per motivi diversi. E la mente torna al G8 di Genova del 2001 e agli scontri di dieci anni dopo per la manifestazione no - Tav.

La polizia viene messa ancora all'angolo e nessuno fa nulla di concreto: il lupo perde il pelo ma non il vizio.

La giornata infernale di Milano - Se da una parte c'era attesa per l'apertura dell'Esposizione Universale, dall'altra parte della città si combatteva una vera e propria guerriglia urbana. Davanti i nostri occhi le solite immagini con una parte del corteo dei dissidenti in uniforme nera, addestrata a combattere militarmente, sfidava le forze dell'ordine. Auto in fiamme, lancio di sassi e di oggetti contundenti, danni a negozi ed abitazioni. Con la paura che alberga in ogni casa milanese. E ancora una volta lo scontro è inevitabile. Ma è davvero così difficile arginare il fenomeno?

L'ennesimo replay - Accuse, pubblica opinione che si schiera e si continua così. Ma davvero tutto questo è inevitabile? È possibile che semplici manifestanti siano addestrati a combattere così bene contro delle forze dell'ordine preparate ad assalti e attacchi? I dubbi sono troppi e nelle nostre menti scorre l'ennesimo replay, come i fatti di Genoa o della Val di Susa.

E nessuno paga per i propri errori, indipendentemente dal ruolo ricoperto. Sia in caso di semplice poliziotto o di black bloc, a pagarla a livello morale è il semplice manifestante, che in maniera civile e pacata cerca di esprimere il proprio dissenso. Ma in Italia, la voce fuori dal coro è quella di chi rispetta le leggi e la Costituzione.