Un milione di cattolici schierati contro il provvedimento presentato da Monica Cirinnà a favore di una equiparazione tra le nozze civili ed il matrimonio. I ferventi seguaci della maggiore religione italiana indignati di fronte a un testo che prevede la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali e il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali per i conviventi a prescindere dal loro orientamento sessuale.  Per il Family Day, Piazza San Pietro diviene luogo di protesta a favore dei sacri principi sanciti dalla Chiesa di Roma.



Comprensibile il punto di vista cattolico, ma perché dovrebbe prevalere sull'affermazione dei diritti sociali?

Al sottoscritto non interessa pontificare alla maniera di un religioso poco attento ai principi dell'Articolo 2 della Costituzione Italiana, ma piuttosto preme presentare un diverso punto di vista. Ancora risuonano lapidarie le parole del segretario di Stato Vaticano, il quale, all'annuncio dell'approvazione delle nozze gay in Irlanda, non esitò ad esprimere la propria indignazione definendo l'evento come una sconfitta per l'umanità. Verrebbe da chiedersi: e la sconfitta dell'umanità urlata dai minori vittime di preti pedofili? Quella insita nel rispettoso inchino fatto da Cristo al balcone di un boss durante una processione?

E la sconfitta di un'umanità ancora incapace di accettare la diversità che le è propria prodigandosi nel rispetto di principi dogmatici?

La Chiesa, intendiamoci, ha ogni dovere di rivolgersi ai cattolici.

La pretesa di estendere, però, il rispetto di un'etica propria di una parte dei cittadini ad un'intera Nazione, oltre a rappresentare un abuso della propria posizione da parte di una maggioranza, denota paradossalmente un indebolimento dei principi morali stessi, imperniati sul rispetto del prossimo come sé stesso, su cui la fede cattolica poggia.

La ragione sociale alla quale tale manifestazione si appella diviene il motivo per il quale tali proteste non hanno più alcun senso. E' proprio la pretesa ragione sociale, che nella storia si è sempre mostrata mutevole, a spingere verso l'accettazione della pari dignità legale di conviventi e delle unioni tra persone dello stesso sesso.

Quanto alle rivendicazioni cattoliche, non posso fare a meno di ricordare le parole di Jiddu Krishnamurti il quale ardentemente definì la Verità come una terra priva di sentieri. Non credo si possa pretendere che siano proprio i religiosi, liberi nel loro caso di seguire una vocazione monosessuale, l'imposizione di anacronistici paletti ad un principio, quello della verità, da sempre illimitato e incondizionabile, raggiungibile attraverso una sola via, quella dell'uomo, di ogni individuo indistintamente.

Mi scusino i cattolici se non possiedo la capacità di percepire la trascendenza divina attraverso le loro verità rivelate. Il sottoscritto non ha il dono dell'incontestabile fede, si professa agnostico e nel dubbio prova ad accostarsi con umiltà al molteplice che definisce la vita.



Potremmo dire, parafrasando Leopardi, che se la più grande verità umana è proprio lo stesso dubbio e, visto che Dio dovrebbe averci creati a sua immagine, non sarebbe forse il caso che tutti iniziassimo a dubitare più spesso delle nostre irremovibili convinzioni?