Dopo Afragola, anche ad Acerra e Giugliano si è deciso di vietare le riprese della fiction ispirata al best seller di Roberto Saviano, mentre l'Antimafia si riunisce a Napoli per fronteggiare la camorra vera, tornata drammaticamente a farsi sentire nei giorni e nelle settimane passate. I traffici illeciti, nonostante l'aumento di forze dell'ordine,proseguono senza sosta.

Sindaci vs Gomorra

Il dubbio che possa trattarsi di operazioni d’immagine portate avanti da alcuni amministratori è lecito. Le stesse motivazioni, quasi sempre di tipo pedagogico, sembrano poco convincenti: intanto perché non si contano le serie criminali ambientate a New York, Baltimora, Miami, Los Angeles o praticamente in ogni città americana e nessuno negli Usa si è mai offeso per le azioni di un mafioso o di un killer immaginario.

Inoltre, se negli States Serie TV tipo Homicide, NCIS, CSI, I Soprano e perfino la succitata Dexter rappresentano intrattenimento (non senza qualche accenno di denuncia, più evidente in prodotti tipo Oz) da noi si pretende che autori, sceneggiatori e registi insegnino necessariamente qualcosa. La domanda è, perché? E se Gomorra fosse solo una serie volta a intrattenere un pubblico che ha già dimostrato di apprezzare la prima stagione? In tv sono gli ascolti a determinare il proseguimento di una serie e fino a che gli ascoltatori (anche a Napoli) premieranno il prodotto, vorrà dire che Sky avrà fatto centro e, se lo riterrà opportuno, andrà avanti con altre stagioni. A chi gioverebbe chiudere o portare le riprese altrove?

Gomorra come "Il camorrista"

A Napoli non è la prima volta che, un po’come nella storiella del saggio, la luna e lo stolto, l’opinione pubblica se la prende con prodotti ispirati ad una realtà scomoda. Quasi ogni napoletano fra i 30 e i 40 anni conosce le battute de “Il camorrista” di Giuseppe Tornatore, film sulla storia di Cutolo che 30 anni dopo è sempre un cult.

Anche e soprattutto fra persone oneste e pulite che, perché no, provano perfino divertimento in certi atteggiamenti mostrati nella pellicola. Idem per Gomorra che, al massimo, può fornire espressioni al gergo dei più giovani e poco altro.

La Gomorra reale

D’altronde a Napoli in questi giorni è guerra, specie al Rione Traiano, tra i giovani che vogliono scalzare vecchie gerarchie (sul modello già adottato a Secondigliano dai Vanella Grassi) a suon di pallottole ed un mercato di droghe che procede nonostante presidi costanti e un elicottero che sorvola l’area.

Le poche decine di uomini inviate dal Governo stanno solo rallentando gli affari della camorra anche perché la manovalanza non manca. Di sera continuano ad esplodere fuochi artificiali, segno che i clan riescono a portare avanti i traffici facendolo sapere a tutti quelli che sanno capire. Più che prendersela con Genny Savastano, bisognerebbe pretendereche lo Stato tolga la materia prima dal monopolio delle mafie sparse per l’Italia: quelle droghe la cui legalizzazione rappresenta il primo passo verso lo smantellamento delle cosche. Sostanze presenti non per volere della malavita ma perché la domanda è costante e, dunque, la “colpa” è anche di milioni di cittadini “normali”. È noto che le mafie conoscono solo il denaro e misurano tutto con esso.

Colpirle al cuore chiudendo i rubinetti del narcotraffico, legalizzando e governando la domanda di droghe,potrebbe esserela vera strada per colpire Gomorra. Non la serie, quella vera, difficile da fermare.