Attacco terroristico multiplo nel cervello dell’Europa a Bruxelles, nell’aeroporto Zaventem e nella metro di Maelbeek. Due attentati di portata dirompente, con un primo bilancio di 34 morti ed oltre 230 feriti.

Proprio l’altra settimana le autorità belga di intelligence avevano arrestato l’ultimo dei terroristi dell’attentato al Bataclan, Salah Abdelslam, prima di lui 21 estremisti hanno fatto la stessa fine. Dopo una fuga rocambolesca durata 4 mesi, Salah è stato bloccato. Secondo quanto comunicato alla stampa dalla magistratura belga ha cominciato immediatamente a parlare rivelando il suo rifugio a Molenbeek e la pianificazione di nuovi attentati a Bruxellese in Europa.

Tempo fa il Ministro degli Interni belga Jan Jambon aveva dato l’idea di avere in mano la situazione segnalando che il paese era una fucina di “foreign fighters”, 15 combattenti al mese partivano dal Belgio per la guerra santa, e nonostante ciò tutto era sotto controllo. Aveva descritto le nuove modalità di comunicazione usate dai terroristi, non solo computer e smartphone, ma sempre più spesso anche console per videogiochi, e soprattutto la PlayStation 4, ancora più difficile da intercettare di Whatsapp. Una conferenza stampa in cui il Ministro aveva dato l’impressione di sapere il fatto suo. Precisiamo che i “foreign figthers” sono i volontari stranieri di tutto il mondo che si affiancano alla causa jihadista, inserendosi tra le file dei ribelli contro gli infedeli sparsi sul pianeta.

Per aspetti opposti ci fanno pensare ai volontari di Emergency e Green Peace, i “foreign fighters” sono persone che sposano un ideale e sono pronti alle conseguenze. Con i dovuti distinguo, ricordano le “Brigate Internazionali” costituite da flotte di stranieri per appoggiare i ribelli nella guerra civile spagnola (1936) contro la dittatura di Francisco Franco.

Dalle prime immagini che per tutta la giornata di ieri si sono accavallate sui social network, abbiamo avuto la netta sensazione dell’utilizzo di un esplosivo ad alto potenziale distruttivo. La domanda nasce spontanea: come ha fatto ad entrare in un aeroporto che avrebbe dovuto essere il più sicuro al mondo? Jan Jambon non aveva in mano la situazione?

Probabilmente, l’arresto di Salah ha fatto alzare il timore ai suoi solidali di essere scoperti, hanno pensato che eventuali rivelazioni potessero far saltaregli attentati pianificati e quindi era tempo di anticipare gli attacchi. Altrimenti non si spiega. Sono due i ragionamenti che mi vengono in mente, o il servizio di sicurezza, l'intelligence belga, europeo e internazionale fa acqua da tutte le parti e non sono in grado di salvaguardare la vita dei cittadini, oppure i terroristi sono molto più incisivi, radicati, consapevoli, intelligenti di quanto immaginiamo. Dobbiamo prendere atto che i terroristi sono una “forza del male” sul territorio al pari (per non dire superiore) delle forze di polizia e intelligence.

E’ impossibile tenere sotto controllo una complessità variegata con le regole democratiche e civili dei paesi UE. Mentre faccio questa considerazione ho l'idea che ciò sia l’inizio di una ulteriore escalation, un giro di vite sulla sicurezza, nei controlli, nella limitazione delle libertà. Il paradosso è stato lampante, mentre Salah raccontava le sue prime verità, rivelando la prossimità di nuovi attentati, il suo avvocato si lamentava dei diritti violati sul suo assistito (no all’estradizione in Francia). Data la confusione e le notizie che circolavano sui media, i compari di Salah hanno pensato bene di accelerare le loro azioni per non abbandonare gli attentati che si erano dati. Hannoanticipato l'intelligence più attento ad autocelebrarsi che agire con concretezza.

Nelle prossime ore fiumi di parole si sprecheranno, attendiamo trasmissioni tv con plastici, esperti in geopolitica, buonisti di ogni sorta. Tutto ciò che non occorre: ci vuole pragmatismo, decisione, un lavoro di intelligence dietro le quinte coordinato tra i paesi della UE.