Riguarda ancora le nostre coste l'affluenza record di popolazioni di immigrati, che arrivano a bordo di barconi, nella speranza di trovare un'America che non c'è. La criminalità organizzata, davanti a questo flagello, è più grande di ogni pietà, di ogni imploro, di ogni vita stessa. Stipati come bestie, affamati e assetati, approdano, dopo giorni di viaggio, in condizioni pietose. Alcuni non riescono a toccare con piede la terra, la morte in mare li rapisce prima. Uomini, donne, bambini, la morte non risparmia nessuno.

Forse, domani, chissà

Nonostante l'appello alla cessazione dell'immigrazione nel nostro Paese, si stipano ancora le imbarcazioni, a fronte di un viaggio che non ha nessuna certezza di essere portato a termine.

Eppure, le famiglie, o coloro che si mettono in viaggio sborsano quattrini, perché, c'è qualcuno che garantisce loro, una sicurezza, una vita nuova, un futuro. Sono molte le vite che hanno cessato di esistere nelle acque dei nostri mari.Quelle acque cristalline che trasudano mondanità sono, infatti, prese d'assalto da un turismo altolocato, ma al tempo stesso fanno paura viste dal basso perché chi perde la vita non sa che c'è un mare che si chiama " Forse, domani, se arrivi".

Quale salvezza?

Intanto il sole splende perché primavera è già arrivata, e chi è fortunato lo può guardare, può scaldarsi, può essere un uomo di passaggio. Poi, domani, torna a casa propria, al proprio lavoro, alla propria vita.

Ma c'è anche chi questo mare lo vede solo come l'approdo alla salvezza. Non può essere che quell'uomo ignaro del proprio futuro e di quale vita vi sia oltre l'azzurro divino, oltre la sabbia mite. Tralasciando la demagogia, in questo fluire di occhi, di cuori che scendono, colmi di speranza, non si intravede alcuna traccia di futuro.E' tempo che ognuno di noi capisca dove sta il bene e dove il male, che ogni cuore cominci a ragionare con amore e che inizi a battere, non per interesse, ma per coscienza umana, dato che nessun uomo chiede di nascere, di sperare e di morire ingannato.