Il clima dell'estate francese non è mai stato tanto rovente. Nel dibattito sorto durante le ultime settimane riguardo l'uso del burkini in spiaggia, vietato dalle ordinanze di alcuni sindaci e difeso invece dal Consiglio di Stato francese, è ora intervenuto l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per supportare la linea del Consiglio di Stato giudicando le misure adottate dalle amministrazioni comunali un invito alla "intolleranza religiosa e alla stigmatizzazione delle persone di fede musulmana", proprio mentre il premier Manuel Valls parlava della Marianne dipinta da Eugène Delacroix, nel celebre quadro "La libertà che guida il popolo alla vittoria", come massimo simbolo di libertà perché "scapigliata e col seno scoperto".
La Francia è così chiamata alla prova costume, perché paese che vai usanze che trovi. Nella tensione palpabile di uno stato che è diventato meta estiva preferita dagli jihadisti in Europa, la discussione inerente il burkini è sensibile e di non facile soluzione. Da una parte gli integralismi di un costume troppo integrale, dall'altra la pretestuosa riscoperta della libertà di scoprirsi.Inevitabilmente nel Paese, dove i recenti attentati hanno portato all'esasperazione dei toni per quanto riguarda le politiche di integrazione, la questione burkini rischia di fomentare ulteriormente la paura del diverso per usi di culture un tempo lontane, ormai attinenti all'orizzonte della quotidianità. Certo è che il burkini rappresenta il feticcio del timore di perdere l'identità occidentale appellandosi all'indiscutibile valore della libertà, difendendo il discutibile diritto a svestirsi.
La libertà di scoprirsi è anche la libertà di coprirsi.
L'etimologia della parola divisa deriva dall'atto del dividere per colore, a seconda degli indumenti, una schiera o una categoria di persone, per fazioni insomma, e il famoso fascino della divisa è il fascino dell'identità, dell'appartenenza a dei punti comuni di riferimento.
Probabilmente discutere dei costumi altrui è un modo per non discutere dei propri, cercare di dividere per delle divise, i burkini appunto, è un modo per unirsi su delle divisioni nel relativismo imperante dei riferimenti occidentali, della tanto proclamata libertà. La scoperta del coprirsi, mette a nudo le paure occidentali. Il dibattito resta aperto: burki-sì o burki-no? Burki-ni.