Una voce apertamente schierata a favore della legalizzazione delle droghe leggere in Italia è quella di Roberto Saviano, che da due anni si espone sul proprio sito con una serie argomentazioni che mettono l’accento soprattutto sulla necessità di sottrarre risorse alle mafie e contrastarne il controllo del commercio illegale in Italia. Nel suo ultimo post ribadisce il concetto nel momento in cui il Parlamento intraprende la discussione sulla proposta di legge. Lui, che si dichiara non fumatore e mai sedotto da cannabis e mariujana sostiene la proposta affermando che “legalizzare non significhi invitare al consumo,ma regolamentare e sottrarre all’illegalità”, con riferimento alle organizzazioni mafiose e terroristiche, per le quali le droghe leggere sono oggipartitedi scambio per ottenere soldi e armi.
Saviano parla di un mercato che va “dagli 8 agli 11 miliardi di euro”; sostiene inoltre che la legalizzazione porti a una diminuzione del consumo, facendo gli esempi di Portogallo e Colorado, dove peraltro sono diminuiti i reati e si è creata un’economia virtuosa che, ad esempio, ha permesso nel 2015 in Colorado di reinvestire oltre 66 milioni di dollari derivanti dalle tasse sulla marijuana su scuola e sociale. E pensare che se l’Stato italiano dettasse alla cannabis la stessa tassazione che vige per il tabacco ricaverebbe in un anno circa 7 miliardidi euro.