Oggi essere donna e in congedo per maternità è proprio penalizzante. Quello che è capitato a una docente della provincia di Perugia ha davvero dell’incredibile. Un Preside, a quanto pare prossimo alla pensione, è alla ricerca di insegnanti per la propria Scuola e contatta la professoressa. Dopo il colloquio di rito, la stessa si sente rispondere dall'impavido capo d’Istituto: ‘Non possiamo non tener conto che lei è in congedo per maternità’. Una frase scioccante che non lascia dubbi. La Prof, quasi sicuramente, non verrà presceltada quel dirigente scolastico e il motivo è il più discriminante di tutti: la prof è in congedo perché mamma di un bimbo nato da pochi mesi.

La ‘chiamata diretta’ e le mani troppo slegate dei Presidi: discriminazione di genere’?

Non è forse questa una discriminazione di genere? Quella che ogni giorno gli esponenti della politica di questo Governo tendono di combattere a suon di martellanti dichiarazioni. Eppure capita ancora. Questa volta a farne le spese è stata una nuova insegnante di ruolo e dedita anche al suo ruolo di neo madre. Che assurdità è questa! Ma di quali certificazioni o titoli parliamo quando a cadere sotto la scure della premeditazione e del ‘cattivo’ senso sono ancora una volta le solite lavoratrici, intimidite e vessate da Dirigenti senza scrupoli e con le mani troppo slegate? Il buon senso in questo caso non è prevalso sulla bramosia di dovere scegliere a tutti i costi e con molta fretta una docente attiva e presente a scuola anche se meno titolata di una insegnante momentaneamente in congedo per una causa del tutto ‘naturale’.

La parità di genere? Il preside è impreparato

Dicevamo delle certificazioni e dei titoli posseduti e in questo caso la prof era piena di quegli attestati. In questo caso non si è affatto tenuto conto di quei documenti, qui invece si è calpestato di netto un diritto sacrosanto e sancito persino dalla Costituzione: l’uguaglianza e la parità dei diritti tra i sessi.Il congedo per maternità, oggi, nel mondo del lavoro, continua a viversi solo come un privilegio, un'opportunità legata solo alla lavoratrice e non come un diritto sancito e spettante ad essa.

Anzi, la possibilità di lavoro decade quando il datore di lavoro, con impudente accanimento, durante la chiamata diretta, pone la questione del fardello, dell’impedimento, della conflittualità tra il lavoro e l’opportunità di poter liberamente lavorare senza 'guinzagli al collo' come per esempio i doveri materni. L’ennesima notizia discriminatoria, giunge questa volta direttamente dalla neo mamma e professoressa, rea di essere divenuta madre proprio in vista dei trasferimenti con le nuove modalità.

Una mancata opportunità di lavoro quella diessere mamma di una piccola creatura appena nata. Un impegno che ostacolerebbe il lavoro serio e professionale di una brava insegnante, la quale non potrà essere assunta per tre anni in quell'ambito (vicino casa) solo perché di fatto non disponibile immediatamente e perché al suo rientro rischierebbe di non concentrarsi nel migliore dei modi sull'attività che l'aspetta, visto che - secondo il preside - prevarrebbe l’istinto materno a quello della formatrice.

Statistiche: a scuola prevalgono le donne, non si possono calpestare così i loro diritti

La Scuola è donna!Oggi diventa per l’ennesima volta discriminante appartenere al gentil sesso. Una triste presa d’atto per molte donne che vivono quotidianamente la scuola, anzi, sono proprio loro che detengono statisticamente il maggior numero di presenze negli istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado.

E proprio loro detengono sempre lo stesso scettro della censura, della discriminazione e dell’etichettatura di lavoratrice madre con tutte le tutele e tutti i diritti che sovente vengono calpestati perché ritenute un peso per la società e per il mondo del lavoro.

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