L'appuntamento annuale con la serie di "Squadra Antimafia" è ormai un classico imperdibile. Tuttavia, c'è da rimanere perplessi. In generale, le serie hanno subito negli anni gli effetti di una ridotta attenzione verso unasceneggiatura accurata, che tenga conto di una trama realistica, attendibile, convincente. Il valore comunicativo di una fiction risiede nella capacità di accogliere lo spettatore in un'ambientazione che egli non conosce e dalla quale apprende, ad esempio, le tecniche investigative vere e non quelle frettolosamente messe in piedi per correre appresso alla banale trama dei "buoni" e dei "cattivi" dal gusto favolistico.

I ridicoli briefing della Cantalupo

Mentre sullo sfondo rimane la sua irreale immediata promozione a dirigente della "Duomo" (cosa ne penserebbero i sindacati, la Corte dei Conti, l'Anac, il Ministero degli Interni), la Cantalupo tiene briefing perscoprirel'acqua calda: ma dove è finita la lezione di Simenon e delle inchieste di Maigret, solo per citare l'antesignano del genere poliziesco? L'indagine si risolve in colloqui fasulli, artefatti, nei quali mancano i presupposti del ragionamento, della logica nell'analisi delle informazioni, dell'errore e del rimedio. Basterebbe assistere alla narrazione delle indagini di Montalbano per farsi un quadro più chiaro ed avere un modello di riferimento.

Psicologia da adolescenti

I personaggi, poi, sembrano tratti da fiction per adolescenti. La Cantalupo è una schizofrenica che fa finta di dirigere qualcosa mentre si mette in posa e ringhia. Abbiamo il don giovanni Carlo Nigro che ha la parte principale in un plot fatto di donne compiacenti che cadono ai suoi piedi.Rosalia, la figlia di una mafiosa che fa parte di una squadra antimafia: immaginateviad una figlia di Totò Riina che entra in Polizia.

I mafiosi, d'altro canto, sembrano degli esagitati più simili ad una caricatura, che esponenti di clan pericolosissimi nei quali c'è poco spazio per le chiacchiere: si dovrebbe trattare di gente spietata che controlla traffici ingentissimi e non di buffoni che si gridano addosso facendo un errore dietro l'altro. Infine, il nuovo "boss" Giovanni Reitani non sarebbe altro che un sicario finito in galera.

Nella scala gerarchica della criminalità, la cronaca insegna che similipersonaggi appartengono al gradino più basso. Questo il grumo degli attori principali, mentre il solito De Silva viene "resuscitato" dalla "Spectre al pomodoro" dei servizi segreti. Unica novità interessante (ma vedremo fino a quando) è la figura di Giano, il poliziotto corrotto macerato dai sensi di colpa.

E Capitan America?

La narrazione è compressa per inseguire un pubblico interessato solo ai colpi di scena? No, è solo l'abdicazione della scrittura, tra gente che entra ed esce di galera con una facilità da spy story di quarto ordine, intuizioni investigative suggerite da un "gobbo" di scena, dialoghi banalissimi, interpretazioni grottesche, sparatorie alla"spaghetti western" nelle quali i proiettili delle pistole non finiscono mai, scenari alla "Gotham City" e seduttori alla 007.

A quando l'arrivo di James Bond o di Batman? Oppure diCapitan America?

Clima neogotico cortese

Perchè trasformare un ottimo soggetto in un racconto che somiglia ad un dipinto gotico, come un "San Giorgio e la principessa" di Pisanello o una "Battaglia di San Romano" di Paolo Uccello? Emerge potentemente il gusto per uno schema volto a semplificare la narrazione, ad estenuarla fino a cogliere solo frammenti sintetici di realtà per lasciare emergere una bislacca, innaturale, confusa storia che tradisce, nei contenuti e nello stile, la fiction poliziesca fino atrasformarla in una soap stucchevole. Una favolacostellata di demoni, streghe, fate e cavalieri. Staremo a vedere. Mancano ancora le sorprese dell'entrata in scena della Ragno, di Rosy Abate (sarà morta davvero?) e di Calcaterra: quest'ultimo riapparirànelle vesti di Wolverine?