Il mondo oggi si è svegliato con una notizia inaspettata, accolta con shock e incredulità: Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America. I mercati sono andati a picco in poche ore, mentre sui social scoppiava la reazione dei tanti cittadini preoccupati per il futuro. Tra questi c'è Gerard Araud, l'ambasciatore francese a Washington, che su Twitter ha espresso il suo sgomento per un ordine mondiale vicino al collasso.

Chi ha fatto vincere Trump?

Nel mese di settembre, Hillary Clinton era finita sotto attacco per aver detto che metà dei sostenitori di Trump erano "razzisti, sessisti, omofobi, xenofobi, islamofobici".

Etichettare le persone in modo così dispregiativo non è saggio. Tuttavia, i sondaggi dimostrano che è vero che Donald Trump porta a galla il peggio degli americani: solo metà dei sostenitori del magnate pensa che il riscaldamento globale sia reale.

Xenofobia, misoginia e negazione della scienza sono le caratteristiche che hanno definito la sua campagna elettorale e che lo legano ai suoi elettori. Del resto, il voto a Trump viene essenzialmente da una determinata componente demografica: uomini bianchi, per lo più anziani e senza laurea.

Lo stesso slogan della campagna di Trump, "Rendere l'America grande di nuovo", suggerisce che il neo-Presidente intende riportare gli USA al passato. Sulla base delle parole del magnate americano e della sua ideologia conservatrice, probabilmente l'epoca cui lo slogan fa riferimento è quella degli anni '50.

L'obiettivo di Donald Trump è tornare ad essere la prima potenza economica mondiale, invertendo i progressi fatti nel corso dell'ultimo mezzo secolo, per restituire il Paese ad una società in stile dopoguerra, dominata da uomini bianchi. Idee che non corrispondono al cambiamento dei tempi, eppure con la sua vittoria, Trump ha dimostrato che dopo la presidenza Obama, la maggioranza degli americani la pensa come lui.

La strategia dei media

I giornalisti americani hanno evidenziato come Donald Trump fosse diverso dal classico candidato presidenziale, perché capace di generare sempre nuovi scandali, e carente sotto il profilo della politica. Infatti per "normalizzare" il candidato repubblicano, telegiornali e show statunitensi hanno bypassato sulle tematiche politiche.

Niente commercio, assistenza sanitaria, cambiamenti climatici, droga, povertà, armi, infrastrutture e deficit. Dall'inizio del 2016, ABC World News Tonight, CBS Evening News e NBC Nightly News hanno dedicato appena 32 minuti ai problemi oggetto della campagna presidenziale, secondo Andrew Tyndall. La bilancia falsata dei media è una delle principali responsabili del risultato di queste elezioni.

Trump ha poche posizioni politiche ben definite. Ad esempio, vuole bruciare carbone a tempo indeterminato, perché nega le conseguenze del cambiamento climatico; vuole eliminare la spesa pubblica per l'energia pulita e la ricerca sul clima; tagliare le tasse soprattutto per i più ricchi; costruire un muro di confine costoso e inutile; impegnarsi in costose espulsioni di massa, e deregolamentare il settore finanziario.

I progetti di politica interna ed estera di Hillary Clinton erano diametralmente opposti.

I rischi della presidenza

Molti sono perplessi di fronte alla notizia che un candidato con piani politici così impopolari, e sostenuto dal KKK, possa aver conquistato la Casa Bianca. L'America ormai ha fatto la sua scelta, e dobbiamo accettare il futuro che si profila davanti, ma non senza alcune avvertenze.

Mentre il regresso sull'uguaglianza razziale e di genere potrebbe ipoteticamente essere invertito dopo la presidenza Trump, il cambiamento climatico non può aspettare. Solo continuando i percorsi che Obama ha iniziato per ridurre l'inquinamento è possibile rallentare il riscaldamento globale. I problemi non si risolvono negando la loro esistenza: a questo punto il mondo non può che sperare che la scelta fatta dagli americani non abbia esiti tanto nefasti da impedirne la loro risoluzione.