Le prime due guerre mondiali sono state guerre europee. Nella prima la decadenza dell'impero austro-ungarico, di quello tedesco, e di quello ottomano provocarono la necessità di ridisegnare i confini e ristabilire gli equilibri interni dell'Europa. Non si riuscì a farlo in maniera diplomatica e si dovette ricorrere alle armi: da una parte Russia, Francia, Inghilterra, Italia, dall'altra Austria, Ungheria, Germania, Turchia e gli stati balcanici dell'impero. La Russia si chiamò fuori quasi subito, gli Stati Uniti intervennero controvoglia verso la fine.
Nella seconda guerra mondiale fu la Germania, con le sue mire espansionistiche sull'Europa e sul mondo, a rendere inevitabile il conflitto armato interno all'Europa. Russia e Stati Uniti rimasero inizialmente neutrali: se la Russia si fosse alleata con Hitler avremmo visto una storia completamente diversa, ma quando Hitler attaccò la Russia segnò la sua sconfitta. La guerra finì con l'armata rossa a Berlino, l'atomica americana fu solo una dimostrazione di forza.
La terza guerra mondiale, paventata sin dai tempi della crisi missilistica di Cuba nei primi anni '60, sarebbe scoppiata a causa della contrapposizione delle due nuove superpotenze emerse vincitrici dal secondo conflitto mondiale: quella americana e quella russa.
Anche oggi, se scoppiasse, la terza guerra mondiale scoppierebbe a causa del conflitto tra U.S.A. e Russia, con Putin che vuole prendersi Siria, Turchia e Balcani e U.S.A. che non intende permetterglielo. Tra i due candidati nelle elezioni presidenziali di quest'anno quella più ostile a Putin era la Clinton, mentre Trump ha dichiarato che vuole normalizzare i rapporti con la Russia.
Quindi non ha senso sostenere che con Trump scoppierebbe la terza guerra mondiale sottintendendo che invece con la Clinton non sarebbe mai potuto accadere. Se gli Stati Uniti pensano che sia loro interesse intervenire e bombardare, lo fanno, indipendentemente da chi sia il presidente. Il problema infatti come sempre sarà la differenza tra il dire e il fare, Trump subirà pressioni interne e mediatiche se gli Stati Uniti dovessero essere troppo morbidi e accondiscendenti con la Russia.
Sarà più importante sconfiggere il terrorismo islamico o dimostrare di essere i padroni del mondo? Inoltre, come qualsiasi presidente americano, non potrà che schierarsi sempre e comunque con Israele. La vera questione sarà la convivenza civile interna agli U.S.A.: date le premesse costituite dai recenti fatti di sangue e scontri tra bianchi e neri e i toni molto aggressivi di Trump, è più facile pensare a una guerra civile in America e a un'involuzione riguardo ai temi civili come l'aborto, l'eutanasia, i matrimoni gay, la legalizzazione delle droghe leggere, piuttosto che a un'invasione americana in altri Stati e a una politica estera aggressiva.
Gli U.S.A. sono una delle poche grandi nazioni in cui non si è mai sviluppata una dittatura e il modo di fare di Trump ha spaventato alcuni benpensanti e portato gli europei a lavarsi indirettamente la coscienza dicendo "adesso avete anche voi il vostro dittatore, siamo pari".
In realtà credo che la repubblica federale, il senato americano e la corte di giustizia siano strumenti molto forti contro un'eventuale dittatura. Nel frattempo però l'Europa deve decidere cosa vuole fare da grande e pensare a creare un'unità europea politica e sociale, dato che quella monetaria ha provocato molti malumori e l'ascesa dei populismi.