In occasione del referendum del 4 dicembre non sarà in ballo soltanto la vittoria del "sì" o del "no", con tutte le ripercussioni politiche che si avranno nell'uno o nell'altro caso.

Si riproporranno anche le questioni sulla maturità civica delle persone che sono chiamate alle urne, siano esse appena maggiorenni o anziani navigati. E' una questione di fondamentale importanza chiedersi, in altre parole, se chi andrà a votare sarà davvero consapevole di ciò su cui si esprime.

Si intuisce facilmente che uno Stato democratico si regge, ed è solido, nella misura in cui i cittadini che lo compongono sono in possesso di coscienza e cultura democratica.

Ciò che si dimentica, invece, è che la coscienza democratica ai cittadini la dà la Scuola, la stessa scuola che spesso è in fondo alle voci di bilancio delle finanziarie ed è oggetto dell'interesse della classe politica solo nella misura in cui porta voti.

Il primo modo per tutelare la nostra Costituzione è quello di affidarla a cittadini consapevoli, in grado di leggere la realtà in cui vivono, di interpretare le voci dei tempi che cambiano. E questa consapevolezza può darla solo la scuola, coltivando studenti competenti in grado di assumersi responsabilità individuali, in grado di intervenire in modo attivo e creativo nel mondo, capaci di leggere (intelligenza vuol dire anche questo) la realtà che hanno sotto gli occhi.

Diversamente dovremo rassegnarci a cittadini che voteranno secondo simpatie fluttuanti e irrazionali, poco documentati per pigrizia o per incapacità di farlo, che si esprimeranno "a scatola chiusa", fidandosi ciecamente delle direttive del partito o delle intenzioni manifestate dalla rock star del momento. Continueremo ad avere sempre più elettori che non saranno in grado di leggere e comprendere neppure il testo del quesito referendario (non si tratta di un'esagerazione: provate voi stessi a far leggere il quesito ad alcuni studenti dell'ultimo anno di scuola superiore e a farvelo spiegare), o che a votare non ci andranno proprio perché non ne vedono l'importanza e l'utilità.

Studenti incompetenti saranno cittadini incompetenti; e i cittadini incompetenti indeboliscono la società in cui vivono e la coscienza democratica della loro comunità: si tratta di un algoritmo semplice che funziona proprio così, è una relazione di causa - effetto tanto banale quanto spietata.

Non sarà solo la bellezza a salvare il mondo (in questo caso prendiamo in prestito le parole di Dostoevskij), ma l'istruzione, la formazione, la persona ben coltivata, cioè colta.

Qualsiasi sia l'esito del referendum, che vinca il "sì" o il "no", che questo Governo resti o cambi, vorremmo davvero che l'Italia mettesse finalmente al centro della sua crescita e della sua forza democratica la scuola, l'istruzione, gli insegnanti, gli studenti. E' il modo migliore per tutelare quella Carta costituzionale che ci insegna ogni giorno a sentirci liberi.