L’europa è in ginocchio. Di nuovo. Colpita al cuore, uno dei tanti, forse il più pulsante. Dopo le capitali Parigi, e Bruxelles, centro istituzionale e governativo del vecchio continente, questa volta è stato il turno di Berlino, il centro di fatto dell’UE. L’importanza della Germania a livello politico ed economico non la scopriamo di certo oggi, per questo un colpo allo stato teutonico nella sua capitale ha ancora più risonanza.

Cosa è successo a Berlino

Ma andiamo con ordine. Tutto è avvenuto a Berlino, dove una folla gremita stava trascorrendo una fredda e natalizia serata presso il classico mercatino che la capitale tedesca ospita in questo periodo dell’anno.

Tutto sembra tranquillo. Quando all’improvviso un camion attraversa l’area occupata da mercatini, travolgendo un gran numero di persone e in pochi attimi la paura prende il sopravvento. Cruento ed improvviso, l’avvenimento, a tutti gli effetti riconducibile ad un attentato terroristico, ha creato il panico in Germania, e in breve, in tutta Europa.

Non è difficile trovare similitudini con l’attentato avvenuto lo scorso 14 luglio a Nizza. La dinamica è pressochè la medesima, ed ora come allora non è facile spiegarsi come sia stato possibile non evitare che questa disgrazia accadesse. Ora come allora non resta che piangere le vittime e pregare per i feriti. Sono 9 accertati i morti, anche se il numero spropositato di persone in fin di vita fa temere che il responso sia destinato ad aumentare.

Un 2016 all'insegna della paura

Una conclusione da incubo per l’anno del terrore. Gli attentati subiti dalla popolazione europea costituiscono un elenco che preferiamo non stilare, anche se è doveroso ricordare come siano morte più di 160 persone nel 2016 per mano di terroristi. Un bilancio con ripercussioni economiche e politiche, ma soprattutto, umane.

Forse l’errore è stato pensare troppo a stabilità in economia e politica, perdendo di vista il lato umano. Il lato che ora crolla a pezzi, insieme ai sogni e agli ideali di uguaglianza e di democrazia di un popolo, quello europeo, che non riesce più a credere a parole come integrazione, che non riesce più a sperare in un domani, quando la morte si porta via i cari in attimi di paura.

Non sappiamo se si è guardato troppo ad interessi economici, a trattati politici, ma sappiamo che si è perso la bussola su un tema, quello dell’immigrazione, fardello dell’Europa quanto (se non di più) che per l’Italia. I soldi non fanno la felicità, e questo lo sapevamo. Ma da oggi abbiamo un’altra tremenda certezza. L’Europol qualche giorno fa ci portava davanti ad un interrogativo: sarà il Natale della paura? Oggi sappiamo che lo è.