L’Iran, un paese fatto di molte sfumature. Sfortunatamente, proprio nel momento in cui ne hanno maggior bisogno, gli stati Uniti non sono in grado di vederle, né di comprendere l’Iran per ciò che è: una nazione profondamente religiosa, che sta anche disperatamente cercando di modernizzarsi.

L'Iran da vicino

Gli iraniani guardano i film di Hollywood, leggono i nostri libri, ascoltano la nostra musica, hanno accolto la tecnologia moderna con entusiasmo e una ossessione per i social pari alla nostra. Oggi il farsi è la lingua più comune su internet dopo l’inglese e il cinese mandarino.

Il presidente dell’Iran, Mahmoud Ahmadinejad, ha un suo blog personale.

Per quanto riguarda il sesso e il piacere gli iraniani mantengono la vecchia pratica sciita, che i musulmani sunniti considerano moralmente vietata, del “matrimonio temporaneo di piacere“, ovvero la prostituzione autorizzata. Funziona così: un mullah concede ad un uomo e a una donna una licenza di matrimonio valida per un determinato lasso di tempo, l’unico vincolo per il mullah è che l’uomo provveda al mantenimento del bambino, qualora la donna resti incinta. Sono questo tipo di paradossi che rendono l’Iran una nazione difficile da capire.

Washington fu colta alla sprovvista quando l’Iran si fece avanti per riempire il vuoto venutosi a creare in Iraq.

Se gli Stati Uniti avessero prestato attenzione ai loro nemici, avrebbero forse capito cosa aspettarsi con l’occupazione in Iraq. L’Iran sapeva che una volta tolto di mezzo Saddam l’Iraq laico era definitivamente finito, e che gli sciiti iracheni sarebbero stati maturi e pronti a prendere le armi per combattere una guerra santa contro l’occupazione occidentale.

L’Iran, disponendo di tempo e denaro ha ottime possibilità di dominare l’Iraq fino alla sua annessione definitiva, e lo farà di certo una volta che gli Stati Uniti avranno lasciato libero il campo. Gli iraniani sanno esattamente come procedere in Iraq, hanno creato il modello in Libano, dove hanno imparato a gestire il caos, a portare ordine là dove in precedenza non c’era.

E, cosa ancora più grave, sanno molto bene che gli Stati Uniti non potranno fare nulla per impedirlo. La dissoluzione dell’Iraq comporterebbe, al governo di Teheran, una riserva petrolifera in grado di fruttare circa 6 milioni di barili al giorno, che sommati ai 4,2 di produzione iraniana farebbe dell’Iran il maggior produttore al mondo. Se questo scenario si realizzasse, Teheran detterebbe legge sul mercato globale del greggio, stabilendo livelli di produzione in grado di abbassare o alzare i prezzi mondiali. Se per esempio decretasse una riduzione della produzione di circa 5 milioni di barili al giorno, gli americani potrebbero arrivare a pagare 15 o 20 dollari per un gallone di benzina. Se questo si verificasse, gli Stati Uniti si ritroverebbero in piena depressione economica.

I sauditi

L’Arabia Saudita è terrorizzata all’idea che gli Stati Uniti possano abbandonare l’Iraq nel prossimo futuro, perché questo comporterebbe un notevole ampliamento della zona d’influenza iraniana e una riduzione proprio di quella saudita. Per questo motivo i sauditi stanno cercando di instaurare un dialogo con Teheran, nel 2008 infatti, per la prima volta hanno invitato il presidente iraniano alla Mecca per l’hajj, il tradizionale pellegrinaggio, ma già dal 2004, i ministri sauditi hanno cominciato a recarsi a Teheran con una cadenza quasi settimanale.

Per otto lunghi anni l’Iran ha cercato, senza riuscirci, di battere l’esercito iracheno, poi fra il 20 marzo e il 9 aprile 2003, gli Apache e gli F-16 americani hanno sancito la loro stessa sconfitta, e conseguentemente la vittoria dell’Iran.

Distruggere l’Iraq è stato il peggiore errore strategico che gli Stati Uniti abbiano mai commesso nel corso della storia, se non si cambierà rotta è facile ipotizzare che la guerra contro Saddam, a lungo termine, avrà molti più effetti sugli Stati Uniti che su l’Iraq stesso.