È ufficialmente iniziato il Festival di Sanremo 2017, giunto alla sua sessantasettesima edizione, che parte un po' in sordina, per trasformarsi ben presto in "noia contemplativa". Ritmo altalenante, poche risate, molte riflessioni e canzoni mediamente mediocri sono stati i caratteri distintivi della prima serata.
Carlo e Maria
Carlo Conti e Maria De Filippi sono due conduttori bravi, si sa, ma completamente diversi, diametralmente opposti. Mentre il primo è caratterizzato da una presentazione veloce e asciutta, la seconda fa, delle pause, la sua peculiarità: inevitabilmente si crea un ritmo altalenante e imbarazzante.
I due stili, anziché arricchirsi, si annullano a vicenda, generando nello spettatore colpi di sonno alternati a risvegli bruschi. I due, in qualche raro momento, hanno provato a far ridere, ma al massimo facevano sollevare le labbra.
Le canzoni
Le canzoni sono mediamente mediocri. Testi e musiche sostanzialmente banali: ad un primo ascolto sembrano salvarsi solo quelle di Elodie e di Lodovica Comello. Di un altro pianeta, invece, il brano - e soprattutto l'interpretazione - di Fiorella Mannoia: un inno alla vita e alla gioia di vivere che spesso è più difficile da esprimere rispetto ad emozioni strappalacrime o amori dolorosi. Scelta giusta, quella della giuria, che ha messo a rischio eliminazione i brani probabilmente meno interessanti, ovvero quelli di Giusy Ferreri, Clementino e Ron.
Gli ospiti
Benché le canzoni di Tiziano Ferro siano maledettamente toccanti e quelle di Ricky Martin estremamente ballabili, in una competizione canora sono inconcepibili gli ospiti cantanti. Non solo perché fanno passare in secondo piano i brani in gara ma anche perché, i testi degli ospiti, all'orecchio dello spettatore, risultano migliori di quelli appena ascoltati, e tutto ciò risulta controproducente.
Gli ospiti "comici", ovvero quelli che avrebbero dovuto spezzare il ritmo - Maurizio Crozza, Paola Cortellesi, Antonio Albenese, Bob Dylan/Ubaldo Pantani - hanno avuto poco spazio e poco tempo: sarebbe stato preferibile averne di meno, ma con una "marcia comica" in più.
Un Festival specchio della società
I momenti di riflessione sono stati i più toccanti: le testimonianze reali di tutti i soccorritori che hanno lavorato per estrarre i corpi dall'hotel di Rigopiano, e i due ragazzi che hanno portato sul palco il problema del bullismo.
Diletta Leotta, invece, è risultata fuori luogo: ha parlato della sua disavventura - l'episodio della violazione della privacy - presentandosi con un vestito succinto e scostandosi continuamente lo spacco. Qualcosa non torna.
Tirando le fila, si può definire un Festival dal carattere rigoroso e contemplativo, con una scenografia tecnologica ma estremamente geometrica. Sono state fatte scelte - consenzienti e volute - di uno stile disciplinato e quieto, forse per dare quel senso di ordine che, in questo periodo difficile e caotico, l'Italia non ha.