Dopo anni di disinteresse per la rappresentanza compiuta di una sinistra politica, non radicale, non giacobina, ma solo labilmente socialdemocratica, in Italia esplode la "questione rossa". Una sinistra che emerge per la prima volta sotto molteplici vesti: in seno al Partito Democratico, in un partito nuovo di zecca formato da scissionisti piddini, quel che resta di Sel e di altre minoranze rosse (Sinistra Italiana), nelle discese in campo (il campo progressista di Pisapia), nell'annunciato "grillismo di sinistra" di De Magistris, negli squittii di Civati e di tutti gli altri atomi rossi.

E improvvisamente torna centrale nel dibattito politico italiano il tema della rappresentanza politica della sinistra.

Qual è la nuova idea di sinistra?

Ma cosa significa sinistra oggi, nell’era di Uber, dei laureati in Filosofia che consegnano pizze per Foodora e del job on call che risorge sotto le mentite spoglie di voucher? Sarebbe bene partire da un’idea compiuta di progressismo, da una visione organica, da una sensibilità verso i problemi scottanti di ordine sociale, culturale ed economico. Occorre, insomma, la volontà di dare risposte compiute, tornando a guidare le masse disorientate dai luccicanti e nefasti effetti del capitalismo globalizzato.

Oppure si pensa di portare avanti una confusa idea di ceto politico che rappresenta sempre e solo i pensionati e i soliti privilegiati (dipendenti statali, regionali, provinciali), quelli che i sindacati si ostinano a chiamare lavoratori?

La sinistra del posto fisso insomma, voce ormai poco credibile che rappresenta la generazione dei ladri di futuro, quelli che hanno rubato la prospettiva di un avvenire sereno ai figli tra tredicesime, quattordicesime, ferie, malattia, agi e regalie varie da parte di un (fin troppo) generoso welfare.

Tra voucher e stage: il nuovo schiavismo del mercato del lavoro

Se la nuova sinistra, al di là delle molteplici nomenclature che vorrà darsi, vorrà essere tale, dovrà proporre alternative a un mercato del lavoro dove, tra voucher e contratti da stagista, si è reintrodotto sommessamente lo schiavismo. Una versione postmoderna e post-ideologica dello schiavismo, che toglie dignità e diritti ai lavoratori, costretti a sorbirsi turni e quantità di lavoro esorbitanti a fronte di ridicoli compensi salariali, se così si possono definire.

La nuova sinistra, se vuole essere credibile, dovrà avere una chiara consapevolezza della necessaria trasparenza e moralità della cosa pubblica. Occorre ridare speranza, visioni, prospettive, elaborazione, altrimenti si tratterà dell’ennesima operazione di becera ingegneria da politichetta, che non conquisterà il cuore dell'apolide e smaliziato elettorato (fu) di sinistra.

Perché rispolverare Gramsci?

Ripartire da una rilettura in chiave contemporanea del pensiero di antonio gramsci potrebbe essere un buon punto di inizio per elaborare un'idea nuova e moderna di sinistra. Perchè? Non per tirare fuori vecchie e polverose icone dei fasti del passato, ma per riportare la discussione su solidi binari filosofici, al fine di non smarrire il filo di una proposta politica consapevole, non improvvisata al momento.

Servono elaborazione e complessità, per sfuggire al flusso incontenibile della mediocrità e dell’approssimazione, quel flusso che conduce inesorabilmente all’ebetismo di massa, tutti di corsa a guardare il fenomeno di turno partorito dalla grande fabbrica del sensazionalismo mediatico.

E un nuovo partito della sinistra non è una campagna di marketing per una passata di pomodoro. Ci vogliono contenuti e passione per convincere e motivare