L'altalena di umori è sempre stata una caratteristica distintiva dell'ambiente romanista che, talvolta, sembra essere la causa atavica di tutti i mali di una squadra che non sa più come si vince. Sono cambiati giocatori, allenatori, dirigenti, persino presidenti, ma il problema di fondo rimane sempre lo stesso. Si passa con una facilità disarmante dal ritenere quella capitolina una squadra di livello europeo - quasi potesse competere con il Real Madrid senza problemi - al considerare i giocatori giallorossi come dei mediocri che scendono in campo quasi per caso.
Roma, nella sua storia calcistica, è sempre stata questa: una città capricciosa, con una tifoseria che si caratterizza per i suoi repentini sbalzi d'umore, che sembrano essere ormai un tratto distintivo, quasi imprescindibile. Dopo la vittoria a Milano contro l'Inter del 26 febbraio scorso, Luciano Spalletti sembrava rappresentare il paradigma dell'allenatore perfetto: due settimane dopo, il tecnico di Certaldo è tacciato di essere all'origine di tutti i mali, quasi fosse capitato su quella panchina per caso, non più in grado di leggere la partita in corso né, tantomeno, di schierare una formazione in grado di affrontare gli impegni di sorta.
Non che sia esente da responsabilità, anzi. Spesso sembra peccare di superbia e, per questo motivo, a volte dovrebbe cercare di fare un bagno di umiltà ammettendo, con dichiarazioni sincere e non puramente di facciata, che qualche errore può anche averlo commesso.
Ma le colpe non sono e non possono essere tutte le sue. La rosa è corta, i ricambi non sono all'altezza, il mercato di gennaio è stato praticamente inesistente, e in campo vanno sempre gli stessi undici. Alla lunga, la condizione fisica risulta fondamentale per onorare al meglio gli impegni previsti dal calendario sportivo, specie quando si è impegnati su tre fronti.
E se anche giocatori generosi come Nainggolan appaiono in affanno, c'è sicuramente qualcosa di sbagliato.
Le parole di Pallotta
Il presidente della As Roma, che da tempo non faceva sentire la sua voce, non ci è andato leggero nella sua personale disamina relativa alla situazione in cui versa attualmente la squadra. Ha parlato di giocatori stanchi, di sessioni di mercato estive non all'altezza e poco lungimiranti, e anche di formazioni rivedibili.
Dunque le colpe sarebbero di tutti quanti: di Spalletti, di Sabatini, e anche sue. Il patron giallorosso non ha risparmiato nemmeno la Nike, sostenendo di non essere affatto soddisfatto dell'accordo commerciale in essere.
La replica di Spalletti
Luciano Spalletti, nella conferenza stampa abituale che precede i match di campionato, ha ammesso - almeno apparentemente - che le maggiori responsabilità di quanto sta accadendo sono le sue. La metafora utilizzata è stata questa: "... siamo finiti con una ruota nel fango e io sono l'unico responsabile, perché sono io ad avere il volante della macchina in mano". Il tecnico, però, si è mostrato anche fiducioso verso una pronta reazione al momento negativo, dichiarando che ci sono tutte le premesse necessarie per riportare la squadra in alto, lì dove merita. E, in quest'ottica, una vittoria col Palermo si rivela imprescindibile.