Si dichiara da sempre un grande ammiratore di Donald Trump. Matteo Salvini è uno di quei politici europei che tenta di seguire la scia del "Make America Great Again", cercando di esportarne l'idea in Italia con i dovuti 'distinguo'. Nei suoi interventi usa toni forti, ai limiti del lecito, che lo avvicinano a quella destra xenofoboa e populista tanto di moda nel vecchio continente. Persone che lo conoscono bene assicurano che, in realtà, Salvini non è razzista, nè tantomeno un fascista 2.0. Ad essere sinceri ha grandi meriti nella storia della Lega Nord, quello di aver letteralmente 'resuscitato' il partito dal disastro causato dalle tante inchieste giudiziarie che, negli anni passati, ne avevano travolto numerosi esponenti di spicco.
"Roma ladrona" è un mantra che funziona ancora, Matteo Salvini è stato capace di aggiungere nuovi slogan ed oggi raccoglie consensi cavalcando alcuni tra i timori più diffusi dell'italiano medio. La crisi economica colpa dell'euro e delle politiche comunitarie? Il terrorismo islamista che non ha mai colpito in Italia, ma potrebbe farlo a causa dell'immigrazione massiccia che porterebbe nel Belpaese tanti papabili jihadisti? Ecco che la Lega presenta il suo antidoto, proclami 'politicamente non corretti' e del tutto simili a quelli di Marine Le Pen in Francia, Geert Wilders in Olanda o, nel caso dello specifico 'problema UE', dell'onda Brexit. Per certi versi, lo stile da 'piccolo Trump' funziona, ma poi la Lega scopre di essere ancora guardata con sospetto, se non addirittura con odio, nella parte meridionale del Paese.
I sostenitori di Salvini affermano che il loro leader ha "il coraggio di mettersi in gioco su terreni nuovi". Ad essere obiettivi, è più che altro la necessità che porta Salvini al Sud. I proclami funzionano bene in 'Padania', nel Mezzogiorno è un'altra storia.
Un campo minato
Nessuno ha dimenticato gli slogan discriminatori ed offensivi che i leghisti, Salvini in testa, cantavano soltanto pochi anni fa (era il 2009 in quel di Pontida) contro napoletani e meridionali in genere.
Una parte di italiani che venivano definiti "distanti anni luce dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord", perché "la gente al Nord lavora dalla mattina alla sera mentre la gente al Sud ha il culto di non fare un c. dalla mattina alla sera". Se è vero che gli elettori possono essere 'addomesticabili', è anche vero che la maggior parte della gente non ha la memoria così corta e, per quanto riguarda gli abitanti di Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e delle altre regioni del Mezzogiorno, è difficile se non impossibile dimenticare che quei politici che oggi vengono al Sud a caccia di voti, sono gli stessi che, meno di un decennio fa, usavano nei loro confronti i medesimi epiteti che oggi adoperano contro gli immigrati.
Matteo Salvini sostiene che "Napoli, come il resto del Paese, è casa sua". Peccato che lo statuto della Lega conservi ancora il teorema dell'indipendenza della Padania, segno che Salvini è stato in grado di adottare parole nuove per nuovi possibili elettori, ma non può ancora rimuovere i vecchi tarli che infiammano la parte più estremista del suo partito. Il meridione d'Italia resta pertanto un terreno in salita per i leghisti, se non addirittura un campo minato. Il guaio è che Salvini aspira ad essere il candidato premier di un centrodestra che vive nella nostalgia delle passate glorie berlusconiane, ma riteniamo che le altre componenti di quella che un tempo era la maggioranza politica che guidava il Paese lo guardino con timore e sospetto.
Forza Italia in particolare, che ha fatto del Sud Italia un autentico serbatoio elettorale, con Salvini leader di una coalizione di centrodestra rischierebbe di veder franare qualunque speranza di sfondare nei vecchi 'feudi' del cavaliere, oggi letteralmente 'depredati' di consensi dal Movimento Cinque Stelle.