Avrebbe dovuto tenersi domani presso il teatro Mac Mazzieri di Pavullo (Mo), per una platea di studenti liceali, la proiezione del film diretto da Roberto Faenza “La verità sta in cielo” (il film sul caso Orlandi), seguito da una dibattito sul diritto alla verità, tenuto dal regista stesso, alcuni giornalisti e Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi, la ragazzina scomparsa in pieno centro a Roma nel 1983, di cui il lungometraggio racconta la storia (o almeno una delle verità possibili). Purtroppo l'evento è stato annullato per l'assenza del regista e dei giornalisti, così come ci ha riferito lo stesso Pietro: evidentemente la preziosa testimonianza di un fratello che vive questo dramma con coraggio e sana ostinazione da 33 anni non bastava.
Ma ricapitoliamo l'intricata vicenda che ancora oggi, a distanza di più di un quarto di secolo, grazie soprattutto all'impegno della famiglia Orlandi, non è stata dimenticata. Emanuela Orlandi ha 15 anni ed è una cittadina vaticana. Il padre, Ercole, è un messo pontificio e insieme alla sua numerosa e felice famiglia vivono all'interno delle mura vaticane. il 22 giugno 1983 Emanuela si reca alla scuola di musica Ludovico da Victoria, in centro a Roma, poco distante dal senato e dopo le lezioni, intorno alle 19 scompare nel nulla.
L'ultima a vederla sarà Raffaella Monzi, una sua compagna di scuola. Il cielo era ancora chiaro. Immaginatevi le strade affollate del centro di Roma in estate, a quell'ora.
Eppure nulla di certo si saprà più sulle sorti di Emanuela. Inizialmente gli inquirenti (la famiglia, al contrario non ha mai appoggiato la tesi dell'allontanamento volontario) pensarono ad una fuga adolescenziale ma in data 3 luglio la scomparsa della Orlandi si trasformò in un caso dai risvolti internazionali: Papa Giovanni Paolo II, durante l'Angelus, fece un accorato appello per la ragazza vaticana e parlò per la prima volta in termini di rapimento.
Da allora fu un susseguirsi di varie piste (più o meno credibili, più o meno eticamente sincere), depistaggi e omissioni.La più accreditata, per molto tempo, fu quella del terrorismo internazionale che vedeva i servizi segreti dell'est europa implicati nel sequestro per ottenere la liberazione di Ali Agca, l'uomo che attentò alla vita dello stesso Papa il 13 Maggio del 1981.Altri ipotizzarono il coinvolgimento della così detta “Bandaccia” alias la Banda della Magliana che in quegli anni imperversava nella capitale.
Ci fu addirittura chi, come Marco Fassoni Accetti, eclettico e personaggio, si autoaccusò di aver partecipato al rapimento della Orlandi.
Un grande studioso di questo caso è Pino Nicotri, stimabile giornalista che, basandosi razionalmente su atti giudiziari e testimonianze attendibili, giunse alla probabile conclusione che la verità su questa scomparsa andasse ricercata all'interno delle mure vaticane, in ambienti più familiari alla ragazza. Come del resto confessò lo stesso Avvocato degli Orlandi, Egidio durante una telefonata con lo stesso Nicotri, ammettendo che forse la storia di Emanuela era molto più banale di ciò che si pensava.
Sempre nuove indagini
Io stessa ho cominciato ad indagare e a studiare il caso da qualche mese.
Ho cercato e trovato alcune testimonianze, che devo verificare, stranamente mai considerate, partendo da ciò che Padre Amorth (si veda anche questo articolo), l'esorcista ufficiale della Chiesa, dichiarò poco prima di morire, ovvero che erano ancora in vita persone, all'interno del Vaticano, che conoscevano la verità. Il famoso esorcista ipotizza una tragica fine durante un festino pedofilo. Anche per lui, quindi, una storia di brutale violenza, che nulla avrebbe a che fare con il KGB e la liberazione di Agca.
Tutto sembra portare lì, ad una tragica morte, forse la sera stessa della sua scomparsa in quanto mai nessuno riuscì a produrre una sola prova certa di Emanuela in vita dopo il 22 giugno 1983.Detto questo è assolutamente comprensibile e stimabile l'impegno e la volontà della famiglia Orlandi di continuare a cercare la verità, di pretenderla, nonostante il tempo trascorso.
E' giusto che loro, ed in particolare il fratello Pietro, seguano ogni segnalazione ( e credetemi, negli anni sono state migliaia), anche le più bizzarre perchè se per alcuni di noi questo è solo “il caso Orlandi” per loro rappresenta innanzitutto un enorme dolore, un vero dolore dato dalla sparizione di una persona che amavano.
La verità non scade. E siccome il Vaticano non ha mai voluto collaborare pienamente alle indagini e detiene ancora un dossier sul caso mai desecretato è doveroso pretendere di avere queste informazioni. Perché lo stesso Papa Francesco, così amato e generoso, non mette fine a questa triste storia regalando la verità, o almeno quella in possesso del Vaticano, alla famiglia Orlandi?
In attesa delle nuove interviste sul caso che andremo a pubblicare, vi chiediamo di leggere e firmare la petizione indirizzata proprio a Papa Francesco sul blog di Emanuela, ovvero emanuelaorlandi.altervista.org.