Come c’era da aspettarselo il vertice informale di Tallinn è stato un flop quasi totale per le aspettative del governo italiano in merito all’emergenza migranti. Il nostro Paese, negli ultimi mesi, è stato gravato da un’emergenza sbarchi davvero senza precedenti. Nonostante tutto, è stato accolto dai suoi 'alleati' europei con una solidarietà di facciata, ma con un no deciso quando si è discusso dell’accoglienza dei migranti.

Germania, Francia e Spagna hanno espresso senza mezzi termini la loro opposizione alle richieste mosse dal governo italiano circa la possibilità di far sbarcare i migranti in altri porti europei, unendosi alla dichiarazione rilasciata da Thomas De Maiziere, il ministro dell’Interno tedesco, il quale ha detto di non voler sostenere la regionalizzazione delle operazioni di salvataggio.

Un altro tema caldo del quale si è discusso nel corso dell’incontro informale di giovedì scorso a Tallinn è stato quello del codice di condotta delle ong che svolgono attività di salvataggio in mare.

L’Italia ha fatto rilevare che soltanto nei primi mesi del corrente anno, il 35% dei migranti sbarcati nei Porti italiani è stato soccorso dalle navi delle organizzazioni non governative. Sì è discusso anche di come poter incrementare i rimpatri dei non aventi diritto e di come sostenere la Libia al fine di prevenire le partenze dai suoi porti. Il ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti, sì è detto abbastanza soddisfatto riguardo ai risultati ottenuti su questi temi. Del resto erano cose che erano state già espresse e discusse all’incontro tenutosi a Parigi domenica scorsa.

A Tallinn si è stabilito che i Paesi di provenienza che non accetteranno i rimpatri subiranno restrizioni sui visti da parte dei singoli Paesi europei e si è deliberato che l’Italia ha il mandato di elaborare il piano di condotta delle ong nelle loro attività in Mediterraneo in rapporto con la Commissione europea.

L’opinione pubblica italiana, nella settimana precedente l’incontro di Tallinn, era stata già provata da reazioni di pancia di molti governi europei nei confronti dell’S.O.S lanciato dall’Italia.

Primo tra tutti il governo austriaco, che forse per un rigurgito della passata gloria austro-ungarica, aveva ben pensato di schierare l’esercito sulle aree di confine con l’Italia. E in effetti da Tallinn siamo tornati con una bella collezione di no conditi da sorrisi.

Un altro dato che bisogna evidenziare è la mancata o parziale partecipazione di molti Paesi europei per quel che riguarda i fondi stanziati per Libia e Tunisia, il cosiddetto contributo per il Fondo per l’Africa che dovrebbe aiutare a stabilizzare gli stati del Maghreb e mettere in piedi soluzioni per l'emergenza migratoria sulle sponde africane: dei circa 1,8 miliardi richiesti dalla Commissione europea sono arrivati circa 90 milioni di euro principalmente da Italia e Germania, mentre ad esempio la Francia per ora ha versato soltanto tre milioni.

Un altro punto dolente, che fa cadere il castello di carta della solidarietà di facciata degli stati europei, è quello dei fondi per la Guardia costiera impegnata nella formazione in Libia, soltanto 163 mila euro che hanno scatenato una battaglia, questa sì senza frontiere, tra gli stati della civilissima europa. Il nostro Paese si prepara a rispondere al quasi totale abbandono dimostrato dall’Europa, per quel che riguarda l’emergenza migranti, con il Forum economico italo-libico.