Per molte persone, la notte dell’8 novembre 2016 ha rappresentato e continua a rappresentare una vera e propria storia dell’orrore americano. Quando venne attribuita per certa la vittoria del repubblicano Donald Trump alle presidenziali americane, il settantenne milionario col parrucchino sbeffeggiato lungo l’arco di tutta la campagna elettorale dai principali media per i suoi toni sopra le righe, ecco che dozzine di giornali e moltissimi liberali sfogarono le proprie frustrazioni e ansie per l’avvenire su Twitter.

Un incubo che è diventato realtà.

Non solo, anche un telefilm! Ryan Murphy, ideatore della serie televisiva american horror story aveva dichiarato ad inizio 2017 che la nuova stagione avrebbe avuto a che fare con le recenti elezioni americane. Detto fatto, anche se dopo aver visto la prima puntata non ci è dato sapere quanto la figura di Trump rimarrà o meno centrale all’interno dell’intera serie. Nei mesi scorsi girarono persino voci che il 45° presidente avrebbe recitato all’interno del serie, poi smentite di li a poco dal regista.

Perché questa scelta? Per provare a rispondere dobbiamo raccontarvi brevemente cosa è successo nel primo episodio.

Spoiler della prima puntata

Il primo episodio della settimana stagione, andato in onda sulla Fox americana lo scorso 5 settembre si apre proprio con l’ “Election night” (che da il titolo all’episodio) vissuta con disperazione da Ally (Sarah Paulson) e Ivy (Alison Pill), coppia lesbica del Michigan che gestisce un ristorante.

Un loro amico, che segue a casa delle due donne la vittoria di Trump, osserva con sarcasmo che l'elezione sarebbe finita diversamente se i sostenitori della Clinton avessero combattuto invece che perdere tempo sui siti internet a criticare Trump. Nel prosieguo della puntata vediamo che la vittoria del milionario repubblicano risveglia, in particolar modo in Ally, la vecchia fobia per i clown di cui la donna soffriva in passato e che aveva a suo tempo superato grazie alla moglie.

Ora però la sua paura diventa incontrollabile e Ally inizia a vedere clown terrificanti ovunque, dentro e fuori casa. Si tratta solo di allucinazioni? Al termine dell’episodio vediamo il figlio della coppia intravede dei clown dalla finestra della casa dei vicini intenti ad uccidere i proprietari (questa scena è presa pari pari dal film "Anarchia” che presto diventerà a sua volta un telefilm).

E quelli che hanno votato Trump con convinzione? C'è spazio anche per costoro nella puntata. Entra così in scena la figura di Kai (Evan Peter) che va in estasi quando la tv annuncia la vittoria del suo beniamino, che sembra incarnare il cambiamento che aspettava.

Se da un lato abbiamo chi vive la paura come incubo capace di risvegliare le paure più recondite dall’altro abbiamo chi invece eleva questo sentimento a forza propulsiva. Poco più avanti Kai dirà testualmente in una scena che “la paura è il vero e unico motore dell’azione umana”.

Perché partire con Trump?

Nel primo episodio della nuova stagione è diventato lampante ciò che si era a tratti intuito nelle scorse sei stagioni. Ovvero che tra gli scopi della serie ormai diventata un cult in tutto il mondo, non c’è solo il desiderio di rendere omaggio alla storia della filmografia horror statunitense a cui si ispira il titolo della serie stessa.

C'è molto di più. Si tratta di ricorrere all'espediente dei mostri per mettere in risalto e denunciare i limiti e le contraddizioni della società americana (e forse non solo).

A partire dalla prima stagione, vediamo infatti come il luogo per definizione confortante e sicuro rappresentato dalla propria dimora, diventa teatro di tragedie efferate (assistiamo a stupri, omicidi e persino al suicidio di una ragazzina etc.). E lo stesso avviene nelle stagioni successive dove al di là dei fantasmi, streghe ed entità aliene, scopriamo che alla fine i veri mostri sono gli esseri umani, mentre quelli che credevamo essere i mostri forse non sono altro che una nostra trasposizione. Ecco allora che il regista, forte del successo finora incassato, sente che il pubblico è maturo per iniziare ad apprezzare la sua critica sociale senza più troppi artifici.

Del resto, il primo film di Anarchia aveva svelato come dietro alla banda di assassini mascherati che aveva terrorizzato un'intera famiglia si nascondessero gli apparentemente tranquilli vicini di casa.