Sono brutali e agghiaccianti le aggressioni effettuate da un gruppo di adolescenti contro una coppia di polacchi e una donna transgender a Rimini. L'indignazione dovrebbe già essere un segnale di riconoscimento di come lo stupro sia percepito oggi dall'opinione pubblica. Purtroppo però come avviene per molti episodi di Cronaca Nera, anche questo caso è finito al centro di strumentalizzazione e mediatica. Oltre ad appoggiare ancora una volta un discorso politico razzista e populista, alcuni giornali, dopo l'arresto del branco, hanno cominciato a diffondere particolari pornografici sugli episodi subiti dalle due donne violentate a Rimini qualche settimana fa.

Le dichiarazioni delle vittime sono state date così in pasto all'opinione pubblica senza un minimo di rispetto verso la loro dignità. Particolari che non servono ai fini dell'informazione ma alimentano solo morbosità, perciò equivalgono ad una seconda violenza per due donne già fisicamente e psicologicamente provate.

Informazione che spinge le donne a chiudersi ancora di più nel silenzio. Lo stupro è un reato gravissimo che colpisce la sfera intima della persona che lo subisce. In Italia il 92% delle donne non denuncia per vergogna a causa della natura del reato. La morbosità di alcuni organi di stampa nel trattare un argomento così delicato non solo va contro la deontologia giornalistica, ma non rappresenta affatto un aiuto alle donne violentate che vogliono denunciare i loro carnefici senza dover ricordare gli episodi subiti e vedere le loro informazioni confidenziali sbattute in prima pagina.

La presenza nella stampa di informazioni relative alla modalità dello stupro e dei genitali della trans peruviana, fanno riflettere su quanto ci sia da fare nel nostro Paese per garantire il rispetto verso le donne (e la comunità LGBT) prima ancora di interrogarsi sulla cultura misogina importata dall'immigrazione. Ormai da anni associazioni, centri antiviolenza e opinione pubblica denunciano il linguaggio inappropriato adottato da molte testate giornalistiche nel descrivere violenze contro le donne, spesso caratterizzato dalla riduzione della vittima ad oggetto sessuale se non come addirittura come colpevole dell'accaduto.

Sconcertante anche la xenofobia. Dopo i fatti di Rimini, attraverso la cronaca ed alcune inchieste, è emersa anche una tendenza a spostare l'accento verso la nazionalità di chi compie reati di violenze di carattere sessuale. Come se fosse più importante, in termini di gravità, la provenienza dell'aggressore piuttosto che la natura del reato stesso.

E' auspicabile che a causa di questa informazione malata non passi il messaggio che una donna violentata che intende denunciare non debba immaginarsi di dover diventare la fantasia porno di qualche giornalista, lettore o sperare che il suo carnefice sia di nazionalità straniera per ottenere la solidarietà che merita. Oppure che dietro ogni straniero si nasconde uno stupratore, perché ricordiamoci che lo stupro non ha nazionalità; se quattro stupratori su dieci sono stranieri, dieci su dieci sono uomini.