Erano gli anni sessanta, con quella scia che portava al decennio successivo dove ancora venivano regalati sogni, speranze ma soprattutto si immaginava facendo cultura. Era il Cinema degli anni d'oro, una corsa tra le pellicole, un incontro di pensieri, quando i pensieri erano "scintille, farfalle", volendo citare il grande maestro Eduardo De Filippo, quando bastava recarsi al cinema per conoscere, si fa per dire, Amedeo Nazzari, Totò, Peppino De Filippo, Alberto Sordi e tanti altri. Era quasi se in quei minuti fossero amici, compagni od, addirittura colleghi di lavoro.
E si sognava nei Caffè
Poi c'era la Roma incantata, Cinecittà, i Parioli, via Condotti ed infine via Veneto; i fotografi, quegli attori e registi che si sedevano a prendere il caffè nella speranza di essere conosciuti dai loro ammiratori. C'erano la Milano da bere: Streiler, Dario Fo ed il piccolo teatro. Non dimentichiamoci di Gaber, Iannacci, Walter Chiari ed altri grandi maestri. Non basta? Che che dire di Napoli, con il golfo ed il Vesuvio, il Salone Margherita, la galleria e tutte quelle meraviglie che nelle pellicole dei grandi diventavano cartoline. Era il tempo dei sogni, delle speranze, del saper fare e regalare sorrisi e magari anche pensieri, un pensiero critico, attivo ed operante.
Dal pensiero critico all'industria culturale
L'industrializzazione della cultura, citando il filosofo Theodor Adorno, dove ci ha portati? Posso dire, nel pieno della mia onestà intellettuale, che l'americanizzazione dell'immaginario collettivo si configura in quanto anticamera della crisi politica e morale del nostro paese. Quindi, riprendo il discorso poc'anzi sospeso e riprendo a parlare di saperi.
Apprendere attraverso il cinema
Chi non ha imparato la guerra di Troia attraverso il cinema dove potevi esaltarti con le gesta eroiche di Achille, Ettore, Aiace ed Odisseo. Chi non ha studiato la scoperta dell'America attraverso la pellicola. Era la cultura, era l'immaginazione ma soprattutto era la voglia d'insegnare ed apprendere.
Cosa è rimasto, da allora fino ad oggi: spazzatura. Questa è la triste verità.
Dov'è finito il pensiero critico?
Che fine ha fatto Napoli Milionaria, è stata forse rimpiazzata dalle tante sfumature di rosso, grigio o giallo? La cultura non fa più audience, non porta più quattrini? L'americanizzazione culturale che cosa c'ha regalato? Qual è lo stile di vita che ha egemonizzato il nostro "modus agendi" conquistando le menti ed i cuori. Ci sfumiamo di grigio nel digitale e ci dimentichiamo del bianco del nero e di tutti quei colori che definiscono i nostri rapporti sociali.