Alle soglie dei primi dieci anni di fortunata carriera e inarrestabile successo, Lady Gaga ha dimostrato di essere un'artista vera, capace di coniugare le esigenze del mercato musicale internazionale con uno spirito sperimentale; a differenza di molte altre colleghe del mondo musicale Pop, Lady Gaga dirige coscientemente il suo immaginario senza sottomettersi a regole imposte, innanzitutto perché il suo talento da musicista le concede l'opportunità di scrivere musica da sé, e soprattutto perché la sua proposta artistica non collide con gli interessi del mercato, tutt'altro.
Lady Gaga, tra Madonna e la Pop Art
Il personaggio che Lady Gaga ha creato autonomamente e coscientemente, nonché tutto l'universo che orbita attorno a lei, segna una prosecuzione di due grandi referenti culturali: da un lato Madonna, dall'altro Warhol. Della prima, Lady Gaga ha ereditato la corona di regina della musica Pop, ma dal secondo la cantante ha acquisito in maniera definitiva l'importanza della confluenza di arte e industria culturale, dove il genio viene messo al servizio del successo e dove tramonta l'avvizzita convinzione che arte e consumo siano in eterna contrapposizione.
Non è un caso che la Germanotta si sia circondata nel corso degli anni dei più importanti coreografi, registi, stilisti, duettando con star di grande calibro della storia della musica; andando però nello specifico dell'immaginario che essa ha saputo sviluppare e alimentare, si comprende meglio quale sia la sua eccezionalità nel contesto contemporaneo, comprovata da una notorietà che invece di tramontare sembra accrescersi (basti pensare al trionfo nello spettacolo di metà tempo della finale del Super Bowl di quest'anno).
Lady Gaga si prende tutto, metal compreso
- Lady Gaga ha fatto sua, fin dai tempi di Bad Romance, un'estetica inquietante e "aliena" che negli anni Novanta era appartenuta a personaggi più affini alla cultura hard rock, come Marilyn Manson (pensiamo al lavoro che la fotografa e videomaker Floria Sigismondi ha svolto proprio attorno al reverendo). Gaga ha tradotto quell'immaginario perturbante in linguaggio Pop, mettendolo al servizio della musica di maggiore diffusione. L'attrazione per il perverso, per l'alieno, ha permesso all'artista di acquisire un valore di attrazione conturbante, compensando un limite effettivo ed evidente: se il Pop si era sempre strutturato attorno alla bellezza esplicita, ora con Lady Gaga, in maniera freudiana, lo stesso linguaggio Pop ha scoperto l'attrazione per il brutto e per la stranezza.
- Di qui, il suo "androgenismo": Gaga esprime in sé gli opposti tenendoli in tensione, incarna in sé tutto, bellezza e bruttezza, prosperità e malattia, uomo e donna, arte e consumo, alto e basso. Questa la sua potenza: l'immaginario di Gaga accoglie tutto al suo interno, stimolando la curiosità e la perversione dello spettatore.
- Altra conseguenza di tutto questo, è la "plastificazione" del personaggio: Lady Gaga è un essere immateriale che trascina il pubblico, capace di cantare il suo stesso nome nel testo di una canzone dichiarandosi così "finta", opera d'arte essa stessa e in questo senso al di là e al di qua di ogni messaggio morale. Tale plastificazione le concede di introdursi in ogni narrazione e linguaggio, dalla politica alla musica classica, dalla provocazione alle gallerie d'arte, fino ad arrivare all'iconoclastia assoluta: duettare ai Grammy Awards coi Metallica. In quell'occasione l' "ammutolimento" del frontman della storica metal band, James Hetfield (vittima di un microfono spento), assume un valore simbolico, perché lascia lo spettacolo proprio tra le mani di una scatenata Lady Gaga, non a caso paladina indiscussa dell'epoca del definitivo tramonto degli steccati di genere, qualità e valore.