La mattina ha l'oro in bocca dicevano nei vecchi film western. Ebbene si, quel mattino del 29 agosto 2016 Josef e Luna, i due pellegrini improvvisati erano tutti e due euforici, lei con le sue aspettative lui con le sue ma entrambi erano felici di stare insieme, di percorrere quei chilometri che li avrebbero portati alla fine del viaggio a scrivere delle invisibili pagine di gioia e perchè no, anche di dolore. E si, il cammino era quello, chi lo aveva già fatto li aveva informati delle insidie che avrebbero trovato, dei calli ai piedi, delle vesciche, dei dolori atroci durante le strade impervie e montuose; ma gli aveva anche detto che alla fine del viaggio, si sarebbero dimenticati del dolore e avrebbero abbracciato la gioia di arrivare li sulla tomba dell'Apostolo maggiore.

Ma andiamo con ordine

La partenza da Tuy

La Galizia iniziava da li. Zaino in spalla l'uno al fianco dell'altra e via per quelle strade di campagna. L'aria era fresca e Josef e Luna tra una parola e un altra camminavano fieri ed orgogliosi. I piedi erano ancora freschi, c'era l'euforia di quello che stavano percorrendo. "Perchè lo fai gli" chiese lei "Per fede" rispose lui, ma in cuor suo lo sapeva che lo faceva si per fede ma anche per suggellare quel loro rapporto di amicizia, fratellanza e se vogliamo anche di amore, un amore che non è dato a tutti provare, un amore che non sboccia tra i banchi di scuola o seduti ad un ristorante ma un amore che nasce solo dalla voglia di sorridere e di stare insieme e sono proprio quelli gli amori più belli, anche se spesso non si portano a compimento ma restano indelebili nella memoria.

Il tempo passava, una breve colazione e via tra quelle strade. Il fascino di quelle vie di montagna si alternava al bel vedere quando con i loro sogni appoggiati negli zaini costeggiavano l'oceano. Ogni passo li avvicinava a "Lui", all'apostolo. Ogni lamento per una vescica o per un callo faceva sentire la "Sua" presenza. Era così, la sera ogni pellegrino che arrivava negli ostelli si sentiva morire per la stanchezza e per il dolore alle gambe, e anche loro non erano da meno Luna guardava sorridente Josef ad ogni sua smorfia e Josef sorrideva e si faceva prendere in giro.

La notte si rideva e scherzava fin quando non arrivava Morfeo e li portava via con se tra le stelle che diventavano il teatro del loro cammino. Letti a castello lei sopra e lui sotto. Il suo non dormire glie la faceva immaginare riposata e sorridente, ma anche stanca per i chilometri fatti. erano 30, a volte 38 al giorno ma il miracolo, la magia si vedeva la mattina quando come se nulla avessero i loro piedi non vedevano l'ora di rimettersi in viaggio.

Le varie tappe

Le tappe si distinguevano tra loro per la bellezza dei posti dove era d'obbligo passare: O Porrino, Redondella, Pontevedra, Caldas de Reis, Padron, città, villagi, ostelli e pellegrini. si perchè la cosa più bella era incontrare pellegrini di ogni nazionalità ed etnia con il quale chiunque si fermava a chiacchierare ognuno nella propria lingua e come per incanto si capivano. "buen camino" era il saluto di tutti e anche Josef e Luna a ogni partenza se lo dicevano. Spesso lui la guardava negli occhi e capiva che donna forte era ma soprattutto la vedeva dentro e si sentiva orgoglioso di aver scelto quella compagna di viaggio e soprattutto che lei avesse scelto lui quale compagno di avventura.

L'amava Josef, l'amava per i sorrisi che gli dava e l'amava anche quando per stanchezza o per i dolori che sentivano iniziavano a litigare; forse per sfogo, forse no. Litigavano tre, quattro volte al giorno ma ecco ancora il bello di stare insieme lui e lei, litigare e dopo due minuti senza dire una parola guardarsi negli occhi e sorridere come scemi. Erano li, San Giacomo li aspettava e loro pronti a raggiungerlo.

L'arrivo

E fu così che arrivò il tre settembre. Quella mattina erano entrambi stanchi, infreddoliti e se vogliamo anche un po nervosi. Si alzarono presto, era ancora buio fuori sapevano che i chilometri erano tanti, più del solito ma loro erano pronti. Colazione al volo e via per quelle valli incantati che da Padron li avrebbero portati a Santiago de Compostela.

Passo dopo passo, tra un sorriso ed un litigio, tra una smorfia e una risata ecco da lontano apparire le guglie della Cattedrale, difronte a loro una discesa ripida con il bastone in mano a mo di Risciò si buttarono a correre ridendo all'impazzata. Era la gioia, la felicità, forse solo la meraviglia di essere arrivati. Santiago, capitale della Galizia aveva aperto le sue porte. Una corsa nel centro e via nella città antica. prima di prendere il vico che arriva alla Cattedrale si fermarono per un caffè. La frase era la stessa: "Caffè, pechegno italiano, no ciofeca." Josef la ripeteva ad ogni bar e Luna sorrideva come una scema; e più sorrideva e più lui se ne innamorava. Ultimo sforzo, ultima falcata, le gambe e i piedi non ce la facevano più ma eccoli come per magia nella piazza antistante la chiesa.

Ce l'avevano fatta, Josef aveva le lacrime agli occhi, Luna sorrideva di un sorriso candido e asciutto. avevano compiuto quello che da tanto tempo sognavano di fare insieme. "Il cammino". che sarebbe stato per la vita o no, loro erano giunti, stanchi ma felici. e se vogliamo anche tristi per aver finito così presto. A chi lo fa, a chi lo ha fatto, a chi lo farà... Buen Camino Peregrino.