Tra le più gravi questioni che affliggono l'Italia di oggi, spicca quella della disoccupazione giovanile. Dopo anni di studio per ottenere una qualifica, la fascia più giovane della nostra popolazione rischia spesso di non trovare posto nel mondo del lavoro e si vede costretta ad abbandonare la propria terra o ad accontentarsi di un impiego che non abbia nulla a che vedere con le proprie capacità.

La giornalista italiana Claudia di Giorgio ha dedicato nel 2003 un saggio ancora attuale, sul caso del brain drain in Italia, sottolineando la superficialità della classe politica nei confronti della questione, analizzandone gli effetti sul Paese e individuando tre tipologie della cosiddetta "Fuga dei cervelli".

Ma cosa si intende con questa espressione?

I giovani professionisti o di alto livello culturale, fuggono dalla propria patria per recarsi in terre straniere dove viene offerto loro un tenore di vita soddisfacente e superiore. La Di Giorgio, sempre nel suo saggio, attenendosi agli studi dell'Ocse del 1997 sui movimenti del personale altamente qualificato, ha effettuato una distinzione sostanziale tra brain exchange, che consiste in un equilibrato scambio tra un paese e l'altro di professionisti; brain circulation, in cui è previsto un completamento e perfezionamento del proprio percorso di studi con uno spostamento provvisorio all'estero, una sorta di Gran Tour settecentesco; e infine il brain waste o spreco di cervelli dove il professionista è costretto per necessità ad occuparsi di cose che non mettono a frutto le proprie competenze.

Proprio quest'ultimo caso interessa l'Italia, dove molti ragazzi sono vincolati a lavori che non hanno nulla a che vedere con il settore del proprio percorso di studi.

Alcuni professionisti però non si accontentano e decidono di partire, provengono soprattutto dal Meridione i giovani laureati che si spostano al Nord, in America o in altre parti del mondo per crearsi un futuro.

A tal proposito oggi, 11 dicembre 2017, si terrà presso il Teatro nazionale Mercadante (NA), un appuntamento organizzato dal Mattino, dove interverrà il Premier Paolo Gentiloni con l'intento di sottolineare le conseguenze devastanti della fuga dei giovani per l'intera penisola e soprattutto per il Sud, dal punto di vista economico ancora notevolmente depresso.

La fuga, amplifica ulteriori problemi dell'Italia odierna come la popolazione sempre più anziana e un basso tasso di natalità mentre, i professionisti italiani portano ricchezze ad altre nazioni togliendole alla propria. L'ISTAT parla di perdita di risorse umane, mentre la classe politica nega l'evidenza accennando ad un equilibrato scambio di intellettuali tra Paesi ma i dati che emergono, attestano che gli studiosi stranieri sono solo di passaggio nella nostra terra.

Il futuro è stato consegnato di conseguenza nelle mani dei vecchi che, grazie alle nuove leggi, restano in servizio sino ad età avanzata, mentre le nuove generazioni non trovano la chiave d'accesso per entrare a far parte della realtà lavorativa.

L'Ocse, sottolinea come sia aumentato il tasso di povertà per i giovani e sia invece diminuito per gli anziani, preannunciando disuguaglianze tra i pensionati odierni e quelli futuri.

Cosa ne resterà della nostra Italia?

I dati non sono dei più ottimistici, sarà un paese di vecchi, una nefasta profezia confermata dall'ISTAT e dalla discesa della curva demografica causata dal calo delle nascite. Tra i vari motivi, oltre alla mancanza di giovani, anche la diminuizione dei matrimoni, dovuta spesso all'impossibilità economica di creare una famiglia. Il padre della letteratura italiana, Dante Alighieri, ebbe, oltre al suo incommensurabile talento, il dono della profezia e scrisse, nel capitolo sesto della cantica del Purgatorio della Divina Commedia, questi versi per illustrare la situazione politica dell'Italia del suo tempo ma ancora attuali: "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!"

Cosa direbbe ora il grande letterato del frangente in cui versiamo?

Non sarebbe lieto di sapere che, nel 2017, gran parte dei cittadini italiani non conoscono la propria lingua, dimostrando una profonda difficoltà nella lettura, nella scrittura ma soprattutto nell'impiego corretto di essa nel parlato quotidiano. Cosa direbbe dei poveri congiuntivi? Dei falsi saccenti a cui mancano le basi? Dei nostri politici che strappano il futuro e i sogni al popolo? Delle piaghe che affliggono la nostra storia di comunità italiana?

Di certo, è poco onorevole dedicare attenzioni, soldi e successo a personaggi che hanno saputo fare dell'ignoranza il connotato distintivo della nostra terra. Quanto merito e notorietà a personaggi famosi del web, ad abili pagliacci che mostrano il lato peggiore della nostra realtà mentre tutto il mondo ci ricorda per idiozie e non per la nostra cultura, i nostri artisti, gli arguti ingegni e i siti archeologici tra i più belli al mondo.

La stoltezza è retribuita nel Paese

Mille e cinquecento euro a serata per le macchiette capaci di far ridere in tempi cosi duri, dove spesso si piange perché non si riesce a pagare la bolletta di fine mese o perché si hanno difficoltà nel fare la spesa. Si pensi a cosa si potrebbe fare con tutti i soldi regalati a persone senza merito se venissero investiti nel progresso sociale, culturale e scientifico. La demoralizzazione per chi non accetta i compromessi dilaga.

Perché sprecare tempo in lunghi percorsi di studio se il guadagno si ottiene con la mera mediocrità? Perché l'ignoranza è valorizzata e premiata e l'intelletto no? Semplice, perché l'ignoranza permette alle menti di essere manipolate, chiude gli occhi e rende docili mentre il buio regna incontrastato sul nostro futuro.

Un futuro buio per i giovani italiani onesti che si aspettano un sistema meritocratico, senza clientelismi, servilismi o aiuti da parte di terzi.

Corruzione anche nell'ambito della cultura che è spesso stata macchiata di lucro e si avvale di questioni con vari tasselli mancanti. Gli Italiani vivono una commedia classica, dove gli attori protagonisti sono sempre i politici e i ministri fanfaroni che vessano su un popolo che non ha voce, subisce soprusi e si illude di essere in una Repubblica democratica. Il lieto fine manca e la trama muta in tragedia. Nessuno è memore dei valori, ognuno cerca di arrangiarsi come può per sopravvivere, chi fugge, chi resta e cerca di combattere e chi, infine, si adatta.