Agli albori di una precoce primavera è la Sicilia a far alzare gli exit poll a favore del movimento 5 stelle con un clamoroso 30%. Per la seconda volta si rinnova il tentativo di voler dare un'immagine di ottimismo alla regione, Luigi Di Maio insieme ai suoi maggiori comunicatori vince in 28 collegi uninominali (19 alla Camera e 9 al Senato), confermando una relazione di gioia e simpatia fra candidati ed elettori; relazione che unisce fino ad acquistare un sapore etico-morale che punta a voltare pagina.
Duole ricordare che, sempre nella terra di Polifemo, alla scorse amministrative sono stati eletti pochissimi uomini pentastellati, palese contraddizione di fondo di un popolo che, se da un lato promuove un movimento e non un partito politico e quindi spinge nel senso della novità, dall'altro ha continuato ad affidare le micro cellule dei comuni a vecchi personaggi riciclati e transeunti da un partito all'altro, a seconda dell'alzabandiera e del vento di cordata.
Luci e ombre dell'isola
Una mentalità che vacilla sugli opposti, come i suoi paesaggi naturali, dove la luce è sempre un colpo di rasoio che taglia le profondissime ombre definendone i contrasti: sebbene viva nella modernità, la Sicilia trascina il retaggio di chi l'ha sempre sentita come una "provincia italiana" ed i suoi abitanti, paragonandosi perennemente con quanto accade fuori dall'isola, non hanno mai abbandonato il sentimento di eterna rassegnazione di fronte alla mancanza di mutamenti esterni. Però questa volta c'è un "però" che chiama immediatamente al governo Luigi Di Maio e delfini, paventato il totale naufragio dell'isola: come esca all'amo il reddito di cittadinanza afferra i pesci appartenenti al ceto medio ed alla borghesia siciliana, non il popolo che usufruisce da tempo delle misure di contrasto alla povertà.
Di Maio questa volta non può deludere poiché è consapevole, insieme a Giancarlo Cancellieri, che i voti provengono da una Sicilia in doppiopetto colore bistro, filofascisti, filosocialisti, dal carattere appassionato ed onesto, per nulla militanti fra le file dei partiti, generalmente nichilisti e astensionisti, nel bene e nel male attaccati alla storia ed alle tradizioni al giorno d'oggi finalmente corrose dal tempo e dalla modernità.
L'augurio è che il reddito di cittadinanza possa diventare uno strumento necessario per far ripartire l'economia, in qualche modo si farà, con un occhio sugli esempi delle nazioni europee che lo adottano da tempo: una soluzione semplice ed immediata, progettata come ponte per il lavoro e l'occupazione, in modo tale da mettere alle strette altri meccanismi di Stato poco funzionanti. E la speranza sarà l'ultima a morire.