In questi giorni la Politica italiana è in grande fermento. Le elezioni hanno avuto un esito incerto e il presidente Mattarella sta procedendo alle consultazioni per decidere come dev’essere composto il governo. Come se non bastasse, la “testardaggine” di Salvini e Di Maio, due tra i leader più importanti al momento, rende tutto più complesso. È ovvio che le decisioni di questi personaggi sono importanti proprio perché parliamo di leader politici. La loro capacità di tenere le redini è fondamentale per definire le sorti di situazioni così delicate.

Il leader, per definizione, occupa una posizione elevata nella gerarchia e nella comunicazione del gruppo.L’essere però a capo di un movimento/partito/circolo delle bocce non ci rende automaticamente dei leader. Un vero capo deve essere carismatico, deve saper influenzare, motivare e soprattutto deve essere riconosciuto come tale dagli altri. Ma come possiamo capire se una persona è davvero un leader? La psicologia sociale ci fornisce dei modelli e delle caratteristiche che possono rispondere a questa domanda.

Leader si nasce, non si diventa

Possiamo partire dalla teoria del Grande Uomo, concentrata sui tratti di personalità del leader e sull’idea che “leader si nasce, non si diventa”. Secondo questa idea, le caratteristiche che fanno la differenza sono l’intelligenza, la fiducia in sé, la socievolezza, ma anche il senso di responsabilità e la tenacia di perseguire un obiettivo.

Anche la personalità del leader, però, può influenzarne il successo: le persone che si trovano più spesso al comando possono sviluppare abilità e atteggiamenti necessari per arrivare più in alto. In questo caso si sviluppano delle speranze che fungono da profezie autoavveranti: più è alta l’aspettativa, maggiore è la probabilità che quella persona tiri fuori il meglio di sé.

Nello sforzo di soddisfare tali aspettative, emergono naturalmente anche le qualità personali del leader.

Uno per tutti, tutti per uno

Secondo Fiedler, è necessario considerare contemporaneamente sia lo stile adottatodal leader sia il controllo che ha sulla situazione, in altre parole bisogna garantire le buone relazioni tra i membri del gruppo e definire l’obiettivo da raggiungere, un po’ come Capitan America con gli Avengers.

In quest’ottica, Mattarella può essere considerato un leader socioemozionale perché il suo ruolo istituzionale lo pone come mediatore tra le varie parti in gioco; Salvini e Di Maio sono invece leader orientati al compito visto che adesso il loro obiettivo principale è quello di formare un governo. Adesso che hai imparato a distinguere un leader da un non-leader, sei ancora sicuro di aver fatto la scelta giusta?