Ero seduto in attesa di mangiare, in una di quelle ristopescherie, come tante della mia città, una di quelle che ormai puntano più sull’impiattamento e sulla presentazione del menù che sulla bontà del piatto. Poco prima di mezzanotte, apprendo la notizia dell’incontro tra ADL e Ancelotti, mi viene da sorridere, mi assalgono un misto di entusiasmo ed emozione, non mi sembra vero, sono euforico, inizio a immaginare nomi e moduli, forse inebriato dal vino. Dopo un nefando primo piatto gustato insieme ai miei amici, come tanti ragazzi provenienti dal Cono Sud, torno nella mia casa, con il terrore dell’indomani e la consapevolezza che tanto in qualche modo si riesce sempre a risolvere tutto, immaginando qualche speranza per il futuro.

Arrivò l’indomani e durante la pausa pranzo appresi che l’affaire Ancelotti- Napoli era quasi ufficiale, mi salì il magone. L’immaginazione, la fantasia del giorno prima lasciarono spazio alla razionalità e ai dubbi, mi iniziai a chiedere perché fossi triste, in fondo avremmo preso uno dei migliori allenatori. Il problema era che sportivamente parlando, sarebbe stato come dire addio al sogno del “guerrillero heroico”, ma non era solo il profilo sportivo, Maurizio era entrato nelle nostre case, troppe domeniche, mai banale. Un giorno ricorderemo Sarri come il nostro “libertador!”, scrivere è difficile, e i pensieri vengono sopraffatti dal magone, ma è dovuto, hai dato tanto e ricevuto troppo poco.

Maurizio la verità è che tu non sei stato accolto come dovevi, sei arrivato in sordina, come un qualunque combattente, poi, sei diventato il nostro libertador dopo le quattro giornate, e, mentre ora tutti parlano dei prossimi acquisti del Napoli, io immagino che tu stia fumando una sigaretta, ripensando a tecniche di battaglia, strategie, sicuramente con l’immancabile sigaretta, ti immagino così, starai provando a riposare, ripensando a quella maledetta battaglia di Firenze.

Il destino è stato tremendo, come per gli Oranje del 1974, ma è la vita ad essere tremendamente ingiusta, e lo è stata con te, che hai avuto la possibilità di dimostrarlo troppo tardi, che hai trovato di fronte a te un muro, hai provato a scalfirlo, lottando con pochi fidati contro tutti, ma alla fine non ce l’hai fatta a resistere, voglio immaginarmela così, a prescindere dalle reali difficoltà e dagli accadimenti e dalle riflessioni dei giorni successivi.

Ci hai insegnato che si può battere Golia, ci hai ridato la speranza nei giorni più bui, ci hai dimostrato che è fondamentale crederci sempre, ci hai insegnato cosa sia un ideale, cosa significhi avere la faccia di bronzo. Non ho pianto più dopo Quagliarella e dopo Lavezzi, ma quando ho letto quel tweet di De Laurentiis sono stato male. Grazie Maurizio, perché se oggi molti di noi credono ancora in quello che fanno, è merito tuo. Grazie Comandante perché senza di te, non avremmo mai capito cosa significa essere arguti e mai banali. Ma grazie perché sei stato più bravo di Dostoevskij, Neruda, Rimbaud a rappresentare la bellezza, tu ci sei riuscito con 11 giocatori, ed è un'arte, come la poesia. Grazie perché in un mondo dove tutti vogliono vincere, con qualsiasi mezzo, tu sei sempre stato coerente anche quando ti è costato parecchio.

Hasta siempre, Maurizio!