La sera del 14 agosto, data in cui si è verificato il tragico crollo del ponte Morandi a Genova, Matteo Salvini ha preso parte ad una cena di partito in provincia di Messina, durante la quale aleggiava un palese clima di festa, con tanto di torta decorata con foto e scritta, piatti a base di pesce e bagno di gruppo a fine serata. Solo pochi giorni fa, il ministro aveva parlato di mancanza di educazione tra i giovani, ai quali avrebbe giovato un ritorno della leva obbligatoria. Di fronte ad alcuni atteggiamenti del vicepremier, però, è quanto meno legittimo chiedersi quale sia il vero significato che egli attribuisce al concetto di ''educazione''.
La festa dopo il crollo: 'Uno schiaffo al dolore del Paese'
Mentre la Lega brindava alle vittorie e all'operato del loro 'Capitano' (come spesso Salvini viene chiamato), nel capoluogo ligure proseguivano i tentativi di trovare i dispersi, scavando tra le macerie e sperando ardentemente di ritrovarli vivi. Dopo la pubblicazione di foto e filmati che documentano la cena, si è scatenata una nuova polemica. ''Le immagini di Salvini che festeggia in ore drammatiche per Genova sono uno schiaffo al dolore del nostro Paese'' commenta Matteo Orfini, ''Un ministro che nelle ore cruciali dopo un disastro di tali proporzioni preferisce divertirsi con i suoi compagni di partito anzichè stare sul luogo a seguire i soccorsi, dovrebbe dimettersi'', aggiunge Michele Anzaldi.
Matteo Salvini replica, come di sovente, con un'altra critica, definendo gli esponenti del Partito Democratico come degli ''sciacalli'' a cui ''chiede conto, a nome degli italiani, del loro operato degli ultimi anni''. I social, nel frattempo, si dividono tra chi sostiene il ministro e chi trova intollerabile la partecipazione ad una festa in quelle ore così drammatiche.
'Vorrei che oltre ai diritti tornassero a esserci i doveri'
È con questa frase che il vicepremier aveva aperto il suo discorso sulla necessità di una nuova leva obbligatoria che ponesse rimedio alla mancanza di senso civico, affermando che in questo modo i ragazzi avrebbero ''imparato un po' di educazione che mamma e papà non sono stati in grado di insegnare loro''.
Una frase che poteva essere largamente condivisa nelle sue intenzioni e nei valori che rievoca, ma che pare perdersi nel nulla a fronte di alcune azioni di chi le ha pronunciate. Subito dopo, infatti, il ministro ha preso le parti della capotreno che aveva insultato gli ''zingari-molestatori'' invitandoli a scendere (un avviso che, seppur magari a difesa dei cittadini con regolare biglietto, suona comunque altamente offensiva e discriminatoria), senza poi esprimere alcuna parola di solidarietà nei confronti del ragazzo che è stato insultato e minacciato dopo aver denunciato l'accaduto.
E la scia di 'educazione salviniana' si è riscontrata anche negli ultimi giorni, proprio in occasione del disastro avvenuto a Genova, dove, nonostante fossero morti anche degli italiani (lo si specifica perché il caso vuole che il leader della Lega ribadisca spesso lo slogan ''prima gli italiani''), lo stesso Salvini non pare aver fatto proprio il dolore della città colpita.
Il giorno del crollo non ha mancato di sottolineare la ''buona notizia'' relativa alla nave Aquarius (che tra l'altro è stata poi smentita dal governo maltese, il quale ha ribadito che anche l'Italia accoglierà parte dei migranti), ma ha anche preso parte a dei festeggiamenti di partito, nella lontana Sicilia, lontana, almeno geograficamente, dai pianti delle famiglie delle vittime genovesi. È quindi ''educato'' e ''civile'' esprimere cordoglio pur sorseggiando vino bianco in buona compagnia? Fa parte della ''buona educazione'' e del ruolo istituzionale esprimere vicinanza pur celebrando le proprie battaglie in lontananza? Sarebbe doveroso che ognuno, in cuor suo o nella propria coscienza, secondo la propria educazione o la propria opinione, desse una risposta a questo quesito che forse non sarà politico, ma di sicuro potrebbe essere etico e morale.