Un nuovo caso di corruzione, l’ennesimo verrebbe da dire, di cui è protagonista la Puglia. Stiamo parlando di Lecce, gioiello del Salento, gioiello dell’Italia. Sono stati i finanzieri del Comando Provinciale della città a dare il via alle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, che stamattina hanno portato ad arresti e misure cautelari nei confronti di 9 persone. I reati li possiamo immaginare: parliamo di associazione a delinquere, peculato, corruzione, corruzione elettorale, falso, ma anche violenza privata e lesioni. L’ordinanza è stata emessa dal giudice del Tribunale di Lecce Giovanni Gallo in seguito ad una richiesta avanzata dalla Procura nel mese di dicembre scorso.
Le accuse
Secondo i magistrati, gli indagati cercavano di acquisire consenso elettorale in cambio di alloggi pubblici. Questi ultimi, accessibili tramite una graduatoria, venivano messi a disposizione anche di chi non ne aveva diritto in cambio di voti, talvolta arrivando anche all’occupazione abusiva degli stessi.
I nomi
Ai 'domiciliari' sono finiti l'ex assessore e attuale consigliere comunale Attilio Monosi, il consigliere comunale Antonio Torricelli, l'ex assessore della giunta guidata dal sindaco Paolo Perrone, Luca Pasqualini, il dirigente comunale Lillino Gorgoni e il 27enne Andrea Santoro. La misura interdittiva è stata disposta, invece, per dirigenti e funzionari dell'ufficio casa, Piera Perulli, Giovanni Puce, Paolo Rollo e Luisa Fracasso, mentre in carcere sono stati rinchiusi Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, di 31 e 41 anni, entrambi di Lecce, i quali hanno occupato alloggi popolari in edifici del quartiere 'Stadio' di Lecce.
Tra i nomi degli indagati non raggiunti da alcun provvedimento restrittivo, compare anche il senatore leccese della Lega Roberto Marti. Dal 2004 al 2010 il senatore ha infatti ricoperto il ruolo di assessore ai Servizi sociali, ai progetti mirati e alle pari opportunità di Lecce. Il reato contestato a Matri è quello di abuso d'ufficio e falso ideologico.
Un nuovo colpo sul fronte della “legalità” alla Lega di Matteo Salvini che, proprio in questi ultimi giorni, deve rispondere dei famosi 49 milioni di fondi che il partito avrebbe fatto sparire nel nulla.
Il ddl Anticorruzione
Proprio nella serata di ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl contro la corruzione, chiamato ddl Anticorruzione ma definito dal M5S “spazza-corrotti”, una serie di misure che prevedono anche un inasprimento delle pene come deterrente per la corruzione e l’equiparazione del corrotto al mafioso.
C’è da chiedersi allora se, grazie a questa nuova legge che spazzerà via i corrotti, a cui la Lega guarda caso vuole già apportare delle modifiche, resterà ancora qualcuno dentro gli uffici pubblici.