Di ipocrisia, maschilismo, discriminazioni di genere, si parla spesso, dall'ampia convegnistica dedicata all'argomento al bar. Non era mai accaduto, però, che un'alta personalità del mondo accademico prendesse la parola in modo ufficiale ed esplicito suscitando il giusto clamore che si è subito diffuso sui principali media. Vincenzo Barone, Rettore della Normale di Pisa (prestigiosa realtà universitaria e scuola di ricerca tra le prime 200 nel mondo) ha reso un'intervista a Qn (Quotidiano Nazionale) ripresa dal Sole 24 Ore, Linkiesta.it ed altre agenzie di comunicazione.
In essa ha affermato che se ad aspirare alla funzione di docente ordinario è una donna, il meccanismo sistematico dell'insulto pianificato è pronto a scatenarsi. I criteri per valutare il profilo delle cognizioni e competenze, di fronte alle candidature "rosa" sono del tutto accantonati e si finisce con l'attribuire consistenza a "rumors" vischiosamente impigliati alla sfera intima e sessuale delle professoresse.
La ricerca svolta dall'Università di Trento
A proposito di gonna, tacchi a spillo e flirt, veri o presunti, anche una riunione dotta rischia di trasformarsi ben presto in una fonte di "gossip". Il problema, ad ogni modo, non è da relegare nella sfera dell' "imbarazzo" per l ' "immagine pubblica", ma coinvolge l'aspetto molto più rilevante dell'equità nel riconoscimento del merito.
Prima delle opinioni, in questo campo, si possono far parlare i numeri e alcuni dati ai quali si lega la fondatezza della discriminazione di genere sono forniti da un'indagine svolta dal Centro Studi dell'Università di Trento. L'analisi statistica attesta che in Italia la stragrande maggioranza delle donne indirizzate verso la carriera accademica permane nel livello di "assegnista di ricerca" e solamente una quota ristretta corrispondente all'incirca ad un settimo del totale raggiunge la qualifica di professore ordinario.
La crescita declinata al femminile nei ruoli di vertice dell'insegnamento universitario è limitatissima, anche se il 61 per cento dei laureati è donna.
Quesiti e dilemmi da sviscerare
A questo punto può sembrare lecito domandarsi (sul filo dell'ironia) quale possa essere il danno per l'insegnamento se una donna coltiva coscientemente le sue relazioni durature od occasionali.
Un problema che per gli uomini non si pone in alcun modo, dato che, ad esempio, qualche anno fa alcuni Professori della Sapienza di Roma hanno partecipato allo svolgimento del concorso per l'elezione di una reginetta di bellezza dell'Università. Nulla di sconveniente, certo, ma ad una donna non sarebbe consentito dimostrare la stessa ammirazione per i bei giovanotti, circostanza che verrebbe considerata del tutto disdicevole e motivo di acuminate maldicenze. Ci sarebbe, però, un altro aspetto sottile da sviscerare, ossia se, in taluni casi, su blocchi e difficoltà nell'avanzamento professionale delle donne soffi anche il fuoco sotterraneo della rivalità fra colleghe.