La legge di bilancio continua il suo percorso ad ostacoli, fatto di molte enunciazioni roboanti, pochi punti fermi e tanta voglia di ritorno allo Stato che fu, di democristiana memoria. Con in più il prossimo, pressochè certo, rifiuto dell'Ue e relativo invito a rifare i calcoli.

Un sollievo per gli evasori fiscali

I due provvedimenti simbolo sono, come sappiamo, la "pace fiscale" e il "reddito di cittadinanza": il primo, così come emerge dalle nebbie del documento governativo, è niente altro che un condono fiscale con un tetto di 100.000 Euro, per sanare il nero fatto dagli evasori fiscali, senza alcuna sanzione e con una tassazione del 20%, cioè meno di quanto avrebbero dovuto versare se avessero regolarmente pagato le tasse.

A questo punto i cittadini onesti potrebbero chiedersi, legittimamente, chi gliela fatto fare di pagare subito il dovuto: questa è una bella domanda alla quale Salvini non risponde. Anche perchè, stando ai ripetuti interventi pubblici dei due vicepremier, questo era stato spiegato come un intervento teso ad aiutare chi aveva dichiarato i propri redditi, ma non era stato in grado di pagare. Come si comprende le cose non stanno così: è un provvedimento che si rivolge agli evasori totali, a chi non fattura e si fa pagare in nero.

Il ritorno dell'assistenzialismo per il sud

Se il condono stava a cuore ai leghisti, vediamo che anche i 5 stelle hanno raggiunto il loro obbiettivo: il reddito di cittadinanza, ottenuto mettendo 7.4 miliardi in deficit e inglobando i 2.4 miliardi del vecchio reddito d'inclusione.

Attenzione alle condizioni: i beneficiari non saranno più obbligati ad accettare un lavoro proposto loro dai centri per l'impiego, se la sede aziendale dovesse trovarsi fuori dalla provincia di residenza. Inoltre essi dovranno frequentare non meglio definiti corsi di formazione professionale e svolgere 8 ore giornaliere di lavori socialmente utili.

Non è al momento dato sapere chi dovrebbe organizzare i corsi, come gli inefficenti uffici del lavoro dovrebbero trasformarsi per svolgere efficacemente il loro ruolo istituzionale, e quali enti dovrebbero occuparsi di offrire lavori socialmente utili. Resta la perdita del reddito al terzo rifiuto di un lavoro, ferma restando la clausola geografica sopracitata.

Il taglio delle pensioni d'oro che non c'è e quota 100

Altro provvedimento spot, ampiamente publicizzato in questi giorni e che non viene attuato, pena ricorso con alta probabilità di vittoria in Consulta, è il taglio alle cosidette "pensioni d'oro", che non viene effettuato, ma per le quali probabilmente si procederà ad un più realistico blocco degli adeguamenti all'inflazione.

Per quanto riguarda la quota 100, questa è passata con un costo al primo anno di 7 miliardi, il che rompe il già precario equilibrio raggiunto con la legge Fornero, che fino ad oggi pareva aver garantito le pensioni in essere per qualche anno ancora. Tale provvedimento è però accompagnato necessariamente dalla rateizzazione e dilazione nel tempo del Tfr che i lavoratori del pubblico impiego, per effetto di tale nuova norma (si presume andranno in pensione quest'anno), avrebbero diritto a ricevere dallo Stato.

Sono 8 miliardi in più che avrebbero creato una voragine nei conti. Voragine che viene così diluita nel tempo a scapito dei beneficiati della quota 100. Beneficiati da una parte e danneggiati dall'altra.

Colpite le banche

Di Maio l'aveva detto e infine, questo è l'altro elemento di rilievo: si ridurranno le detrazioni fiscali sugli interessi passivi a carico delle banche. Difficile, per un sistema da anni in debito di ossigeno, non pensare che tutto ciò non si traduca in maggiori costi a carico della clientela. Ma questo accade, quando si punisce il sistema creditizio per le colpe di alcuni spregiudicati banchieri.