Chi fu Benedetto Craxi detto 'Bettino'? Un socialista autonomista, liberale, col guizzo decisionista, cresciuto alla scuola oratoria di Pietro Nenni. Un giovane milanese anticomunista che coltivava due vere e sole passioni: il partito e le istituzioni. Amministrare la città milanese, per poi governare il Paese e contare nel partito: Craxi non si occupava di altro. Era un professionista puro della politica, un 'riformista professionale' con posizioni ideologico-politiche contrapposte a quelle dei 'rivoluzionari professionali'.

Craxi e il condominio di potere tra Dc e Pci

Craxi ebbe il merito di rompere il condominio ideologico e di potere della Dc e del Pci, che si era fatto fortissimo con la nascita dell’unità nazionale e dei governi Andreotti fondati sull'appoggio di Enrico Berlinguer. I democristiani erano primi nel governo e nel sistema di potere, e i comunisti di quell’epoca erano i dominatori incontrastati nell’opposizione e nella Politica di movimento.

Il piano di Craxi, che emerse ben presto alla luce e impaurì in modo non sanabile l’establishment più ristretto del mondo della politica, era quello di contestare il monopolio della Dc nella guida del Paese, visto che la Dc non era autosufficiente nei numeri parlamentari.

E di gareggiare con i comunisti nella politica di movimento, per imporre il socialismo pluralista contro l’estrema propaggine del comunismo leninista.

Un socialismo, quello di Craxi, che risultava magari un po’ arruffato nell’assetto teorico, ma certo di sé negli imperativi di coscienza, nelle agilità straordinarie della tattica, nella rivendicazione del buon diritto storico dei liberi contro i doveri militanti della scuola totalitaria, sia pure nella scaltra e “avanzata” impostazione della scuola togliattiana.

Rilanciò l'economia italiana e svecchiò le istituzioni

Craxi governò bene, con energia, spezzando il diritto di veto del sindacato di classe con l’accordo separato sulla scala mobile, poi sottoposto a uno storico referendum che il governo vinse. Gli anni Ottanta cambiarono l’Italia, la resero più libera, scossero le sue istituzioni, innovarono linguaggio e idee.

Il presidente Craxi firmò il nuovo Concordato, rilanciò l’economia, ristrutturò a viva forza istituzioni polverose. Fino a giungere alla sua prima vera sconfitta politica, che fu quella del referendum sulla preferenza unica (1991), quando invitò gli italiani ad andare al mare e passò invece la linea antipartitocratica referendaria.

Il declino: Craxi e 'Mani Pulite'

Craxi poi cadde rovinosamente sui soldi. Lo colpirono su questo con raro accanimento, in un tripudio osceno di trappole giudiziarie losche e manovre politiche ancora non raccontate fino in fondo, di tradimenti personali e di slealtà politiche: lo colpirono i magistrati di Milano, alleati di un ceto politico che di Craxi si voleva liberare a tutti i costi in un contesto internazionale oscuro.

L’onore politico di Craxi ha avuto fino alla fine, nella più tenace e drammatica delle resistenze, un solo vero difensore: lui stesso. Chi dice che doveva consegnarsi e morire in carcere, scappellarsi davanti ai vincitori che ha combattuto fino all’ultimo, non sa niente della sola cosa che conti in una vita politica: la disponibilità a mettersi in gioco e l’indisponibilità a perdere.