La Ministra della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, in questi mesi di Governo è più volte intervenuta sui problemi della Pubblica Amministrazione e sono state attuate una prima serie di norme, mentre altre sono in cantiere o all'esame del Parlamento. Le direttrici su cui si sta muovendo riguardano da una parte la manutenzione e la corretta applicazione delle riforme precedentemente approvate, ma anche il rilancio delle politiche assunzionali mediante l'avvio di una stagione di nuove assunzioni, utilizzando anche quelle già immediatamente operative tramite l'utilizzo delle graduatorie degli idonei, necessarie anche per l'entrata in vigore di quota 100 che libereranno a breve molti posti negli Uffici pubblici.
Inoltre, anche se parzialmente, il Governo sta cercando di rimettere in circolo un processo virtuoso, basato anche sulla ripresa del potere d'acquisto dei pubblici dipendenti, da tempo eroso dalla lunga stagione del blocco dei contratti e dei tagli al salario di produttività che ha caratterizzato la stagione degli ultimi dieci anni nel pubblico impiego.
Le prime cose fatte
E' positivo che si sia ripreso ad investire sul salario di produttività delle Amministrazioni con stanziamenti aggiuntivi che vanno a superare, seppure in parte, i danni provocati dai blocchi reiterati negli anni dai Governi precedenti del CCNL e della contrattazione integrativa. Al momento gli stanziamenti hanno riguardato solo alcune amministrazioni, e questa è una criticità , perché è necessario che questa scelta venga estesa anche ad altre Amministrazioni, mediante il superamento della norma vigente che fissa tetti predeterminati ai Fondi unici di amministrazione.
Per fornire servizi efficienti e di qualità è necessario non solo aumentare la produttività, ma anche riconoscere il lavoro e gli sforzi del personale. Ma i dipendenti pubblici aspettano anche il rinnovo dei contratti scaduti il 31 dicembre 2018. Il Governo nella legge di bilancio ha previsto uno stanziamento già per il 2019, anche se le risorse al momento sono troppo basse per permettere l'avvio del negoziato all'Aran.
Indubbiamente sullo stanziamento ha inciso anche la necessità di dover garantire a regime il cosiddetto assegno perequativo che il CCNL scaduto finanziava una tantum e solo fino al 31 dicembre 2018.
Positivo anche il superamento della norma iniqua sul differimento del TFR/TFS dei dipendenti pubblici che diluiva nel tempo la possibilità per chi andava in pensione di poter riscuotere le somme che aveva maturato in tanti anni di lavoro a tale titolo.
Sulle modalità di prevenzione dell’assenteismo invece la musica rispetto ai precedenti Governi non cambia. Da troppo tempo il comportamento disdicevole di una parte, certamente non maggioritaria, viene utilizzato per generalizzare e mettere in discussione la professionalità ed il senso del dovere di milioni di lavoratori. L’assenteismo non è nel nostro nel nostro Paese, e lo dicono i numeri, un fenomeno fuori controllo ed è in linea con quanto avviene negli altri Paesi dell’Unione Europea. Quella che andrebbe implementata è l’efficienza e la produttività. E il metodo per farlo non è solo quello dei tornelli, o dei controlli biometrici, ma sono necessarie azioni sulla motivazione delle persone, sul senso di appartenenza, sulla centralità del lavoro di squadra, nella condivisione degli obiettivi, nella valorizzazione delle professionalità.
Il Disegno di legge delega
Anche Giulia Bongiorno non ha rinunciato alla tentazione di presentare un Disegno di legge delega che riprende molti temi sui quali anche i Governi precedenti erano intervenuti. Si va dalla riforma della Dirigenza, ad un nuovo sistema di valutazione della performance dei dipendenti pubblici, passando per l’istituzione dei concorsi nazionali per le procedure di reclutamento, fino alla riscrittura dei procedimenti disciplinari e ad un nuovo testo unico dei pubblici dipendenti.
Negli anni scorsi ogni Ministro della P.A. ha voluto legare il suo nome ad una riforma, che poi spesso è stata riscritta o contraddetta dai successivi.
Per riformare la P.A. invece, probabilmente, bisognerebbe semplificare il quadro normativo e non complicarlo con nuove regole.
Bisogna poi anche sgombrare il campo dall’idea che per fare le riforme occorra fare per forza le leggi. L’innovazione, la trasparenza, la qualità si costruiscono giorno per giorno, dal basso, con comportamenti coerenti e con adeguate cabine di regia. Ma l’idea centralistica che tutta la P.A. vada governata dal centro con norme, controlli e vincoli, non convince.
La Pubblica amministrazione o le Pubbliche amministrazioni?
Sarebbe opportuno parlare di "Pubbliche Amministrazioni" e l’approccio dovrebbe essere quello di governare il cambiamento, investendo sulla “Governance”, su un sistema aperto, inclusivo, a rete, non tanto e non solo sul paradigma del “Government” di ispirazione weberiana.
Abbiamo bisogno di meno regolamenti, meno circolari, meno burocrazia.
Di più digitalizzazione dei processi e del mondo di relazionarsi con i cittadini. Di smart working, che se implementato permette di aumentare la produttività, evitando i tempi lunghi di spostamento ufficio - abitazione, sempre più stressanti nelle grandi metropoli. Ripensando ai lavori ed alle professionalità necessarie che non possono essere ancorati a schemi vecchi e obsoleti.