Il 4 aprile 1949 nasceva la Nato. L'organizzazione, nata al fine di prevenire un supposto tentativo dell'Unione Sovietica di esportare il comunismo nel mondo occidentale, sembra oggi ritrovare il suo ruolo storico (che aveva abbandonato nel 1991 n.d.r.) contro la minaccia rappresentata dall'Est. Adesso occorre interrogarsi sul ruolo futuro dell'organizzazione, concentrandosi su un importante paradosso e cioè che le crisi interne, attualmente in atto, derivano proprio da un membro cardine: gli USA di Donald Trump.

L'isolazionista Trump e i paesi Nato

Non che il presidente americano non disponesse di motivazioni concrete per lamentarsi degli insufficienti contributi di alcuni altri paesi membri, ma i toni usati hanno letteralmente acceso quello che definiremmo un campanello d'allarme ed il rischio secessione. Con il suo atteggiamento da padrone di casa (così come viene raffigurato), Trump ha minato la stabilità raggiunta e rafforzata nel corso degli ultimi vent'anni, chiedendo incessantemente i contributi dovuti e minacciando gli insolventi di abbandonarli al proprio destino.

La manovra Trump ha dunque generato un'ondata di risentimento tra i paesi europei, i cui principali leader hanno deciso di avviare un programma autonomo per la difesa, nel caso in cui il presidente americano non avesse soltanto bluffato.

Evenienza, comunque, che non pare avere esito certo dato che, giusto ieri, Trump ha incontrato il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg, ed ha rinnovato la sua idea dell'alleanza come "baluardo della pace e della sicurezza internazionale". Nonostante le dichiarazioni, che suonano come una riparazione in extremis, Francia e Germania sono ormai diffidenti nei confronti degli USA.

Nato: il nuovo clima da guerra fredda porta il nome di Putin

Se da una parte gli USA hanno deciso di attuare una lenta ritirata dal fronte mediorientale e dall'Afghanistan, in Europa è tutt'altra storia, tanto da veder rafforzata la presenza della Nato in Europa. Sono stati stanziati 260 milioni di dollari nel rafforzamento delle difese dei paesi baltici e della Polonia, in previsione di nuovi contrasti con il colosso Russia.

Gli ultimi dieci anni di presidenza Putin hanno contribuito a restaurare un clima definito da molti "da guerra fredda". Il presidente russo ha infatti attuato manovre di forza su paesi quali Ucraina e Georgia, nel timore che un loro passaggio all'Occidente potesse far vacillare il suo potere.

Putin ha deciso deliberatamente, quindi, di usare le armi contro i due paesi (che sono indipendenti), non attaccando soltanto i territori in termini pratici, ma la loro legittima libertà di scegliere i rispettivi schieramenti. L'atteggiamento della Russia è, a tutti gli effetti, quello di un padre padrone che intende negare a tutti i costi il diritto di scelta ai figli, imponendosi con la forza. L'effetto collaterale principale di questo modus operandi è la crescente diffidenza nei confronti di Mosca e del Cremlino, perpetuando l'antagonismo storico tra le fazioni e rafforzando il ruolo della Nato.