Non c'è più tempo. L'Italia e molti dei suoi cittadini hanno urgente bisogno di certezze economiche e di protocolli seri e concreti per tornare a produrre e guadagnare. Nella settimana in cui almeno fabbriche e aziende sono ripartite in sicurezza resta un buco nero immenso di lavoratori fermi e senza certezze per il prossimo futuro: dal turismo alla ristorazione passando per baristi, estetisti e parrucchieri, la situazione comincia a diventare insostenibile per queste categorie e in tutto lo stivale hanno preso vita disperate e pacifiche proteste di dissenso.

Riaprire per fallire

Molti commercianti si chiedono se valga veramente la pena riaprire la propria attività nella confusione e nel terrore che si è generato. È chiaro che i fatturati non saranno quelli antecedenti all'emergenza sanitaria ma per alcuni lavoratori come ristoratori e baristi riaprire in queste condizioni e senza chiare linee guida potrebbe voler dire il fallimento definitivo. Se la passano ancora peggio gli sfortunati autonomi del comparto turistico che almeno per un anno difficilmente potranno ospitare turisti stranieri e forse nemmeno quelli italiani, visto che in estate molti saranno impegnati a lavorare ed altri a far i conti con la fame e la povertà. È evidente che vi siano alcuni settori fortemente e inesorabilmente danneggiati da questa crisi ma per ora nessuno di questi comparti è stato messo in prima linea dagli aiuti finora stanziati dal governo.

Oltre il danno la beffa

Ieri a Milano si è tenuta una regolare e pacifica manifestazione da parte di alcuni ristoratori esasperati e delusi dalla mancanza di chiarezza del governo. Purtroppo vi è da segnalare anche la poca comprensione delle istituzioni che nonostante la disperazione dei manifestanti hanno pensato bene di segnalarli e multarli, calpestando definitivamente quel poco di dignità rimasta in quel manipolo di impresari della ristorazione.

Eppure forse questa è la prima volta in un secolo che il comparto dei ristoratori scende in piazza per segnalare un disagio ma nonostante questo vengono disegnati come incoscenti e addirittura sanzionati pur rispettando norme e distanze di sicurezza. Non è un caso singolare di protesta, in tutta Italia infatti da qualche giorno varie categorie di lavoratori si sono organizzati per manifestare il proprio dissenso, riportando in molti casi le chiavi dei locali ai sindaci o accendendo in contemportanea le luci dei servizi commerciali nelle varie città.

Sospendere le bollette è meglio che chiedere prestiti

Nonostante la variegata composizione dei vari comparti lavorativi che chiedono aiuto, vi è un coro unanime da parte di tutti coloro che hanno un negozio nel quale operano. Nessuno vorrebbe recarsi in banca per chiedere prestiti ma tutti vorrebbero semplicemente la sospensione di tasse, imposte e bollette nel medio periodo. La realtà invece parla diversamente: qualche imposta statale è stata rimandata di un paio di mesi ed altre sono continuate regolarmente ad arrivare. Bisognerebbe rendersi conto che per molti lavoratori la situazione è e sarà in ogni caso durissima e forse sarebbe stato opportuno sin da subito sostenere a fondo perduto queste realtà lasciando lavorare in sicurezza fabbriche, aziende e cantieri.

Forse, anche se è facile parlare con il senno di poi, questo avrebbe permesso allo stato di non doversi trovare nel caos di sostenere economicamente un intero paese e i suoi cittadini, da elogiare per la coscienza civica, il rispetto umano reciproco e la saggezza con cui stanno dimostrando di poter convinvere serenamente con il virus.