Antonio Conte "l'incontentabile", ci sia concesso il gioco di parole. Sulle sue vulcaniche conferenze stampa in questa stagione ci sarebbe da raccogliere materiale per un film, ma il tecnico salentino è fatto così, prendere o lasciare.

L'Inter lo ha preso e lo paga profumatamente, i risultati? Secondo posto in campionato con il posto in Champions League 'blindato' da tempo, miglior difesa del torneo e solo un punto di distacco dalla Juventus che, dopo la ripresa post-pandemia, è sembrata tutto tranne che una corazzata. Sulle pagine social dei tifosi dell'Inter ora va di moda un tormentone, 'senza la sconfitta casalinga con il Bologna si vinceva lo scudetto'.

Vero, ma si sarebbe vinto lo scudetto anche nel 1967 senza la 'papera' di Sarti a Mantova o nel 2002 senza il 5 maggio dell'Olimpico, tanto per citare alcuni titoli sfuggiti all'Inter sul filo di lana nella sua lunga storia. Nel calcio il 'senno del poi' lascia il tempo che trova, oggi esiste solo la classifica finale del torneo e lo sfogo di Conte, l'ultimo della stagione (almeno in Italia, visto che c'è ancora da giocare l'Europa League, ndr) che lascia pesanti ombre. C'è uno strappo con la proprietà, questo sembra evidente, ma evitare di ricucirlo avrebbe la logica di Tafazzi (il surreale personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo che si dava bottigliate sui 'gioielli di famiglia', ndr).

Conte è arrivato nella calda estate dell'anno scorso, ha posto i suoi diktat, ha scommesso su alcuni capisaldi.

Il primo relativo a Romelu Lukaku, da lui voluto fortemente per sostituire Mauro Icardi, il secondo sul modulo e giocatori funzionali alla sua chimica di gioco che parte dalla difesa tre e da due esterni duttili: scommesse vinte su tutta la linea e lo dicono le cifre.

Dati e cifre dell'Inter 2019/2020

L'Inter ha chiuso il campionato di Serie A al secondo posto, l'ultima volta era accaduto nella stagione 2010/2011, la prima del post-triplete.

I nerazzurri hanno totalizzato 82 punti in classifica come l'Inter di Mourinho della stagione 2009/2010, quella magica del Triplete: 24 vittorie, 10 pareggi e 4 sconfitte. La difesa è stata la migliore del torneo con 36 gol al passivo (nel 2010 furono 34) mentre l'attacco ha totalizzato 81 gol (più di Milito e compagni che ne misero a segno 75) ed è il secondo del torneo dopo quello 'atomico' (98 reti) dell'Atalanta.

Il saldo della differenza reti rispetto al 'magico' 2010 è addirittura superiore, +45 contro il +41 di dieci anni fa. La difesa a tre di Conte ha retto, aiutata da un centrocampo eclettico e da esterni che hanno fatto la loro parte, nonostante più volte il tecnico salentino sia stato costretto a mischiare le carte: la mancanza di alternative in rosa dello stesso livello dei titolari, probabilmente, è stata la maggiore pecca nerazzurra se di pecche possiamo parlare al termine di una stagione del genere. In più non si può non sottolineare la stagione di Romelu Lukaku: 23 gol al suo primo campionato di Serie A, meglio di lui all'esordio hanno fatto soltanto Istvan Nyers (29) e Ronaldo (25), non due qualunque.

Complessivamente le sue reti sono state 29 contando anche le coppe e l'augurio è che l'Inter vada avanti in Europa League per arrotondare il bottino. Senza contare la sua capacità di dare profondità alla manovra, di creare spazi per i compagni facendo a 'sportellate' con i difensori avversari, la sua grande generosità: il belga è un attaccante completo, moderno e universale e, soprattutto, ideale per il gioco di Conte.

Ricucire non è doveroso, ma assolutamente necessario

"La società si è dimostrata debole", parole che hanno attraversato i continenti e sono giunte in Cina dove non avranno certamente fatto spiccare salti di gioia al giovane presidente Steven Zhang. Conte al termine del match vinto in casa dell'Atalanta ha parlato di "gente che è salita sul carro dei vincitori, ma che doveva starci prima", di "mancata protezione a lui e alla squadra", tecnico e giocatori che avrebbero preso "palate di m...".

Lecito chiedergli del futuro e lui lascia il punto interrogativo: "Parlerò con la società, con il presidente Zhang che ora è in Cina, ma bisogna essere sulla stessa lunghezza d’onda e non mi riferisco al mercato". Di certo non ci saranno 'meeting' nei prossimi giorni, la squadra si prepara a una sfida-chiave di questa stagione prolungata: il 5 agosto c'è la partita contro il Getafe, sfida secca per accedere ai quarti di Europa League, un trofeo che vede l'Inter ancora in corsa e, in caso di vittoria, renderebbe la stagione nerazzurra decisamente importante.

Comunque vada, la sfida con gli spagnoli non è decisiva per il futuro di Conte, quello non dovrebbe essere in discussione, nonostante tutto.

Il tecnico è convinto che l'Inter possa davvero interrompere il dominio juventino, la società ha investito su di lui facendogli firmare un contratto da 12 milioni a stagione fino al 2022. Si tratta di un progetto la cui prima stagione ha dato i suoi frutti, sono sotto gli occhi di tutti. Ripartire da zero adesso sarebbe deleterio.

C'è uno strappo dopo Bergamo, Conte ha detto ciò che vuole per il futuro, ovvero obiettivi stagionali chiari, un mercato degno di una grande senza accontentarsi di giocatori con costi al ribasso e 'fare squadra', tutti insieme, in modo che sul carro da vincitori o perdenti ci possano stare tutti fin dall'inizio. Antonio Conte ha dunque fornito il suo assist a Suning, certamente non elegante, ma non è mai stato un 'poeta del pallone' nemmeno quando il pallone lo aveva tra i piedi. Il suo stile, prendere o lasciare: Zhang farebbe bene a prenderlo perché oggi i risultati sono dalla sua parte.