Si è chiusa sabato 5 febbraio, la 72^ edizione del Festival di Sanremo. È stato definito il "Festival dei record", numeri alla mano, con picchi di ascolti mai visti negli ultimi 25 anni.

Merito di una “macchina perfetta” costruita da uno sfavillante Amadeus, alla sua terza direzione artistica consecutiva. Un mix perfetto di ospiti e cantanti in gara, in grado di attirare il pubblico di tutte le età, specialmente i giovanissimi, forse la vittoria più grande del conduttore di Ravenna.

Le pagelle dei protagonisti

Addentriamoci, allora, nella ricetta perfetta di questo Festival, analizzandone gli ingredienti, e provando a dare dei voti.

Voto 9+ ad Amadeus

È lui l’artefice di un successo senza precedenti, e i suoi meriti sono molteplici. L’avere creato un mix perfetto tra “vecchie glorie” e “novizi” ha fatto sì che il bacino di utenza del suo Festival si estendesse a macchia d’olio. Cura maniacale del dettaglio, una vasta platea di amici illustri e una smisurata auto-ironia hanno fatto il resto. Ai limiti della perfezione

Voto 8 a Fiorello

Avrebbe meritato un 9 pieno, ma la sua mancata presenza nelle serate successive alla prima si sono notate, eccome. Sempre in forma smagliante, mai una parola fuori posto, quell’ironia che, anche se talvolta pungente, riesce comunque a non creare polveroni (ormai all’ordine del giorno), ma solo tanta leggerezza.

Parliamoci chiaro, chi di non vorrebbe un Rosario Fiorello in casa propria? Divertimento assicurato. Uomo di Varietà.

Voto 6+ a Checco Zalone

A differenza del sopracitato Fiorello, il suo concetto di ironia è un po’ meno “spassionato”, tanto da far sollevare il (sempre sopracitato) polverone intorno a sé. E non poteva essere altrimenti: col suo stereotipare ha “spaccato” l’opinione pubblica.

Certo, alcuni diranno che l’obiettivo è stato raggiunto, ma a che prezzo? Al di sotto delle aspettative.

Voto 7 a José Sebastiani

Sempre in prima fila, a seguito del padre Amadeus. Inaspettatamente chiamato in causa nei monologhi di Fiorello e Ferilli, ha retto bene le telecamere con tanta genuinità ed innocenza.

Voto 8 alle co-conduttrici

Un 8 che è una media tra il 9 di Drusilla Foer, straripante, ironica, vitale, umana, l’8 di Sabrina Ferilli, che non ha certo bisogno di presentazioni, il 7.5 a Maria Chiara Giannetta, col bellissimo momento con il collega Maurizio Lastrico, il 6.5 ad Ornella Muti che, oltre alla smisurata eleganza e classe, ha donato poco altro al Festival, ed il 6 a Lorena Cesarini, che paga visibilmente lo scotto della prima serata in MondoVisione.

Voto 9 a Cesare Cremonini

Altra grande vittoria di Amadeus, che riesce a portarlo per la prima volta in assoluto al Festival, da Super Ospite. Porta gran parte del suo repertorio, soprattutto da solista, con tutta la sua eleganza ed il suo carisma, con la ciliegina sulla torta 50 Special che tutti, e dico tutti, nel Teatro Ariston canticchiano sotto le mascherine. Stakanovista.

Voto 9+ a Jovanotti

Amico fraterno di Amadeus, insieme a Fiorello, a completare il “quadretto familiare” sul palco dell’Ariston. Un’energia a dir poco travolgente, straripante, coinvolgente. Oltre a regalare un testo anzi, una hit, lo porta anche a vincere a mani basse la serata del giovedì, delle cover. Una prestazione assurda quella con Gianni, in grado di far letteralmente saltare tutto l’Ariston.

Eroico

Voto 9 ai “vecchietti” in gara

Termine amichevole, ci mancherebbe, quello di “vecchietti”. Anche qui una media tra il 9 pieno di Gianni Morandi, in gara dopo 25 e 2 conduzioni del Festival, torna di gran carriera e dirompenza, con tutta l’eleganza e spensieratezza di un ragazzo di 77 anni; iconico. Un 8 a Massimo Ranieri, anche lui in gara dopo più di 20 anni, ma che sembra non siano affatto passati: la sua compostezza ed eleganza, insieme ad un testo mai banale, ne sanciscono un elisir di eterna giovinezza. E il 7+ a Iva Zanicchi che, con un testo forse non troppo da “hit”, va a cantare l’amore e a portare la sua allegria, anche lei in barba agli anni che passano. Vintage.

Voto 8+ a Emma

Torna all’Ariston dopo la vittoria del 2012, e si vede.

Non paga lo scotto dell’importanza del palco anzi, tutt’altro: arriva con tanta consapevolezza dei suoi mezzi, e la spensieratezza di avere poco o nulla da dimostrare che il pubblico non conosca già. Si affida alla sensualità, alla vocalità, si gioca la carta Michielin come direttore d’orchestra, e tutto va a gonfie vele, ed il 6º posto finale paga. Altro carburante per una carriera costantemente in ascesa. Missione compiuta.

Voto 9 a Elisa

Un po’ lo stesso discorso per Emma: tanta consapevolezza nei propri mezzi, unita alla sua purezza, leggiadrìa e ad un testo all’altezza, non può far altro che eccellere. La prima dei terrestri.

Voto 9+ a Blanco

Per Mahmood il discorso è un po’ lo stesso già ripetuto per Emma ed Elisa: presentarsi al Festival dopo averlo vinto, consente una maggiore consapevolezza in sé stessi, e la possibilità di spaziare verso altri lidi.

Ma per Blanco, all’esordio assoluto su quel palco lì, partendo già dagli albori come favoriti, non dev’essere facile. Eppure mostra una tranquillità, una sicurezza, da vero veterano, da fare invidia. Canta con una tale padronanza, del palco come del testo, che si vede in pochi, se ci aggiungi poi la spensieratezza dei vent’anni, allora il futuro può essere veramente roseo. Fanciullino.

Voto 8+ a Irama

Porta un testo pieno, profondo, che emoziona e vuole emozionare. E lo fa, in tutta la sua nostalgica eleganza. Un testo plasmato con l’obiettivo di farlo “vestire” a chiunque l’ascolti e farlo proprio. Obiettivo raggiunto. Il “+” è per il coraggio nell’invitare Gianluca Grignani nella serata delle cover.

Una mano tesa verso l’uomo, ancor prima che l’artista, che ne fa un artista onorevole, e degno d’essere chiamato tale.

Voto 7+ a Fabrizio Moro

Poeta navigato. Non a caso premiato come Miglior Testo. Un altro di quelli che hanno ben poco da dimostrare, e si vede.

Voto 4 alle Vibrazioni

Forse l’unico flop dei “navigati”, giunti al 22º posto su 25. Poco da dire, testo non all’altezza, l’arrangiamento rock salva la canzone dalla 25ª piazza.

Voto 7 a Achille Lauro

Stranamente sottotono, o semplicemente più sobrio del solito. Dopo il “battesimo” della prima serata, poche altre dimostrazioni sceniche dal più trasformista dei 25. Del resto, come migliorare, o almeno eguagliare, i quadri dell’anno scorso, o la tutina d’oro di “Me ne frego”?

Sua sobrietà.

Voto 7+ agli "esordienti"

Ennesimo voto-media: tra un pimpante Sangiovanni, a suo agio nel televoto, dimostrato dal 5º posto, e uno sveglio Aka7even, emerge un bellissimo testo per certi versi “controcorrente” di Truppi, una voce blues di Yuman, una eccezionale complicità tra Highsnob e Hu, una grande purezza di Matteo Romano, la stravaganza da tormentone estivo di Dargen D’amico, la straordinaria auto-ironia di Tananai (ultimo) e la prorompenza di Rkomi che si porta a casa una personalissima vittoria da Sanremo: quella nella gara di flessioni con Amadeus.