Se si fa caso, ogni governo che si rispetti, quando finisce il suo mandato o decade in anticipo per vari motivi, lascia sempre un regalino al governo entrante e per regalino s'intende un buco di bilancio coperto ad arte ma che poi viene alla luce allorquando i nuovi contabili mettono mano alla contabilità.

È già capitato con il governo Prodi che, quando lasciò Palazzo Chigi nel 2008, dichiarò che c'era un gruzzoletto in disparte di sei miliardi di euro. Poi, insediato il governo Berlusconi, i suoi Ministri hanno fatto e rifatto i conti, e si accorsero che c'era un ammanco di 8 miliardi di euro, cosa che Berlusconi ebbe sulla bocca per tutta la durata della legislatura.

La stessa cosa, stando a quello che ha detto la Cgia di Mestre, sta capitando al governo Letta appena decaduto, anche se in modo diverso, perché a rimediare non sarà il nuovo governo, ma i contribuenti italiani, in quanto, nell'anno 2014, si troveranno sul groppone tasse per 2,4 miliardi di euro, oltre a 1 miliardo per il 2015, salvo che, il nuovo governo, intenda dare un taglio alle uscite come prevede la Legge di Stabilità.

Ma non è finita qui perché c'è in ballo la nuova imposta, la Tasi, la tassa più tremenda per le famiglie che secondo la loro tipologia, rischiano di subire consistenti aumenti della tassazione locale, considerato che i Sindaci hanno il coltello dalla parte del manico e possono applicare la nuova tassa a discrezione e secondo le loro esigenze di cassa.

Non è una buona notizia sia per i cittadini che per le piccole imprese che si aspetterebbero una diminuzione delle tasse per potersi riprendere dalla crisi.

Sarebbe una vera assurdità in quanto i contribuenti italiani nel 2013 hanno risparmiato circa un miliardo per l'abolizione dell'Imu e ora, hanno sulla testa la spada di Damocle per quello che dovranno sborsare per il 2014 a meno che, nel frattempo, non avvenga qualche miracolo.